Astrologia per intellettuali - Toro

E dopo un tempo immemore, è direttamente dalla quarantena di questi giorni che finalmente mi accingo a scrivere la quinta puntata della mini rubrica "Astrologia per intellettuali", dall'omonimo libro di Marco Pesatori.
Ecco un breve elenco delle puntate precedenti:
Carpicorno
Acquario
Pesci
Ariete


Questa settimana tocca al Toro. Segno a cui appartengono moltissime persone a me molto care (fra tutte, mia madre) che spero leggano questo articolo e mi facciano sapere se ci si ritrovano o meno.
Ma bando alle ciance, andiamo a conoscere questo segno!



TORO



(tra gli altri: Karl Marx, Niccolò Machiavelli, Honoré de Balzac, Sigmund Freud, Immanuel Kant, William Shakespeare).

Arrivavamo dall'Ariete, vi ricordate? Esplosione, potenza, forza creatrice. Il Toro è più pacato dell'Ariete. Lo Zodiaco con i secondo segno subisce una decelerazione che non è affatto calo di energia, ma conquista di un passo più regolare, di uno stile d'azione meno brusco e incostante.
Il Toro è un'Ariete che ha imparato la lezione.
Non ha nessuna intenzione di commettere gli stessi errori, anche se nel suo destino c'è la necessità di comprendere ciò che credeva di aver superato.
Tra le rovine di ciò che l'Ariete ha abbattuto, si fa avanti il primo dei segni di Terra, con il suo passo posato e più disteso e con gli occhi meno accecati dai fulmini.
Tutto trova lentamente il proprio posto. La passione non è svanita, è solo meno arroventata. Il Toro non è nato per bruciare l'intera energia in una sola fiammata.


Si potrebbe dire che il Toro è monotono, accusarlo di essere un po' noioso, in quell'andare lento e regolare, ma la bellezza e la poesia della monotonia - che è pensiero quietato e raddolcito - sistemano ed equilibrano i ritmi interiori, pacificano la mente, fanno bene agli organi, risvegliano il corpo sano e non disturbato della mente folle, che altrimenti presa da se stessa, non si arresta mai.  Il Toro è essenziale.
La noia benefica del Toro diventa quasi meditazione profonda, un abbandonarsi totale al pulsare di un naturale dolce e morbido che può protrarsi all'infinito, come il Toro musicista francese Erik Satie mostra nelle sue Vexations, che sono un piccolo motivo ripetuto ottocentoquaranta volte di seguito.

Il Toro è coerente, spesso esageratamente, fino alla testardaggine, e crede alla promessa della felicità come a qualcosa di possibile, che non è sogno; rifiuta ogni ombra di nevrosi, non indietreggia davanti al cibo, al sesso, ai profumi intensi del piacere, al calore degli affetti. È solido, robusto, equilibrato nel sapere ciò che vuole e ciò che rifiuta. Rispetto allo sbilanciamento arietino che non si preoccupa di sprecare le risorse a disposizione, è economo, attento al risparmio, punta direttamente verso un saper vivere che non può contemplare angosce, rischi, incertezze, isterie.
Una volta raggiunti i saldi pilastri del reale, costruiti con un lavoro paziente, il Toro non li abbandona, anzi su questi basa la sua esistenza. Se è vero che impiega del tempo per capire che due più due fa quattro - e magari l'elementare risultato giunge dopo un lunghissimo cammino - nessuno potrà più smuoverlo dalle sue granitiche conclusioni. Quello che ha raggiunto, il Toro, lo gestirà con saggezza, cura e attenzione, con parsimonia e senza sprechi. Non ama il potere fine a se stesso, come altri segni di potere (Leone, Capricorno, Scorpione), ma difende sempre ciò che si è costruito. Con ogni mezzo, ma soprattutto senza spreco di risorse.


Sono taurini il rapporto con la Terra e la Stanzialità e la conquista del proprio posto, il benessere raggiunto attraverso il lavoro e il risparmio, la serenità e la vita meno precaria di chi sa che la terra e i suoi frutti non tradiscono, la stasi e l'esserci nel luogo ben delimitato da confini precisi, naturali, la difesa dei propri possedimenti, i propri beni, i cari, gli affetti.  A questa sua natura selvatica e naturale e a questa connessione con la Terra, il Toro non può rinunciare. Perderebbe se stesso. La Terra ricca di doni da gustare, ma anche da dipingere. L'occhio taurino non è solo bovino, ma è anche fermo, preciso, cinematografico. Del Toro sono William Turner (23 aprile 1775), Eugène Delacroix (26 aprile 1798), Joan Miró (20 aprile 1898), Salvador Dalí (11 maggio 1882), Georges Braque (13 maggio 1882) Yves Klein (28 aprile 1928) e un numero impressionante di altri artisti, oltre che critici d'arte. E totalmente taurine sono queste parole di Miró:


Lavoro come un giardiniere, come un vignaiolo. Le cose maturano lentamente. Il mio vocabolario di forme, per esempio, non l'ho scoperto di colpo. S'è andato formando quasi mio malgrado. Le cose seguono il loro corso naturale, crescono, maturano. Bisogna innestare, bisogna irrigare, come per l'insalata. Maturano nel mio spirito. Perciò lavoro sempre a moltissime cose contemporaneamente. E anche in campi diversi: pittura, incisione, litografia, scultura, ceramica. La materia mi detta una tecnica, un modo di dare vita a una cosa. 
(J. Miró, Metamorfosi delle forme)
O le seguenti, di Dalí:


[...] Mi rovescio del caffè sulla camicia, la prima reazione di quelli che non sono dei geni come me, cioè gli altri, è di asciugarsi. Per me, è il contrario. Già da bambino avevo l'abitudine di spiare il momento in cui le domestiche e i miei genitori non potevano sorprendermi, per rovesciare tra la camicia e la pelle, lentamente e furtivamente, il fondo denso di zucchero del mio caffelatte. Oltre alla voluttà ineffabile che mi procurava il liquido che sgocciolava fino all'ombelico, il suo progressivo essicamento e poi il tessuto che si incollava sulla pelle, mi offrivano le possibilità di periodiche, persistenti constatazioni. 
(S. Dalí, Diario di un genio)

Il Toro, prima di tutto, vuole stare bene. 
È il segno più sensuale dello Zodiaco e non può certo ignorare il corpo che sente. Non si accontenta di facili illusioni, vuole la felicità reale.
Non gli interessa la conoscenza fine a se stessa, non sa che farsene. Stare davvero bene non è qualcosa di volante e aleatorio, comporta una continuità e una pacificazione che consentano appunto di sentire e godere, di assaporare nella pace, in una condizione in cui tutti i motivi di infelicità e sofferenza, sono definitivamente eliminati. Far questo significa curare e migliorare le condizioni di vita materiali, perché ogni condizione è, prima di tutto, condizione materiale.
Il Toro è un sensuale materialista.

KARL MARX (Treviri, 5 maggio 1818, ore 2:00)

Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. 
(Karl Marx, Per la critica dell'economia politica)

Questo essere dell'uomo materiale e sociale non è teoria, visione più o meno nitida; la verità è una questione di pratica, di prassi. E il Toro è pratica, pratica di pace e ben-essere. Il Toro è lavoro reale per costruire e rafforzare questa condizione. Si basa sui fatti. È una delle intelligenze più solide e produttive dell'intero Zodiaco e numerosi filosofi di prima grandezza appartengono a questo segno. Ma il pensiero, nel Toro, non è mai fine a se stesso, non è mai gioco della mente. Se il pensiero diventa fumo, il Toro si spegne, si addormenta.
L'intelligenza taurina è lenta, progressiva, tranquilla, sempre carica di amore "fisico" verso l'oggetto di cui si occupa. Il suo parere non è mai slegato e separato dalla pratica, dal reale. Tutto parte dall'uomo e all'uomo ritorna. Non c'è spazio per l'idealismo, il delirio astratto, il misticismo.

L'ascendente Aquario dilata i chiusi recinti taurini rendendoli più attenti alle tematiche del sociale e rifiuta di considerare l'uomo come fine a se stesso. Punta dritto verso l'utopia che in Marx-Toro non si ferma alla sterilità visionaria, ma diventa progetto e luogo che è davvero possibile raggiungere. L'interpretazione ideologica di parte della sua opera non ne impedisce una rilettura piena di sorprese.
Marx è un Toro vero, non solo perché attorno alla natura del lavoro, del capitale, dell'economia, dello sfruttamento ruota il suo pensiero, ma anche per quanto ci racconta la sua biografia. Il legame profondo con la famiglia (soprattutto con il padre), l'amore appassionato e totale per la moglie Jenny e per i figli, l'intensità vibrante e spesso possessiva nelle amicizie, le ansie per il denaro. L'ascendente in Aquario, che spinge il Toro oltre i confini della propria tranquillità personale, oltre la comoda chiusura nei propri ambiti che il padre Heinrich avrebbe desiderato più sereni, non può prescindere dalla socialità, ma nei rapporti stretti, a due, esprime un Ego fortissimo, perentorio, quasi dispotico
Il Toro è territoriale e possessivo e la "terra" di Marx era il "suo" pensiero, dialettico e incalzante, ma assoluto e radicale, fino a provocare un susseguirsi di rotture di rapporti lungo tutto l'arco della sua vita.
Non c'è felicità possibile nella solitudine e nell'isolamento e la sofferenza del proletariato lancia un grido verso il quale il cuore taurino non può rimanere insensibile.
L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla condizione umana è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni.

La fame, la miseria, lo sfruttamento, le patologie sociali impediscono non solo di vivere, ma anche di sopravvivere. Ed ecco che il Toro diventa movimento lento, ma inesorabile, che abolisce lo stato di cose presenti, contro l'artificialità di un modo d'esistere e produrre disumano, che si vorrebbe inevitabile come un destino. La legge del Capitale, il plusvalore, i meccanismi dell'economico, sono la foresta nella quale si addentra il Toro Marc, con il lampo sociale e utopico aquariano negli occhi. E ancora oggi, il progetto di Marx è utopia viva.



SIGMUND FREUD (Freiberg, 6 maggio 1856, ore 18:30)

L'io coscienza, come una lanterna, deve giungere a illuminare i luoghi più oscuri dell'animo umano, quelle cantine più o meno infernali dove l'Es-passione cieca domina e travolge.Il Toro è luce, luce del giorno in opposizione alle tenebre spaventose dell'opposto Scorpione. È solare nel senso di rifiuto del buio, dell'oscuro e dell'ambiguo ed è proprio per bandire il buio che il Toro Freud si avventura negli abissi dell'animo umano attraverso la foresta dei lapsus, dei non-detti, dei meccanismi di ripetizione, dei sintomi isterici e nevrotici, dei disegni e delle assurdità dei sogni.

Sia Freud che Marx hanno cambiato la scrittura della storia. Entrambi hanno disegnato una concezione dell'uomo rivoluzionaria e si sono allontanati da amici e collaboratori per rimanere gli esclusivi depositari della propria teoria. Entrambi hanno rinunciato a facili vantaggi accademici, economici e sociali (il Toro non è tra i segni più opportunisti) e hanno contribuito a far crollare molte delle illusioni da cui gli uomini per troppo tempo si sono fatti ingannare.
Avevano in comune la sensazione di dover adempiere a un compito da portare avanti ad ogni costo.
Per assolvere questo compito, che è un avventurarsi nei luoghi dell'opposto Scorpione, dove girano demoni di ogni tipo, il Toro procede con prudenza. Rifiuta l'immediatezza e l'abbaglio della semplice intuizione. Parte da sé medesimo, dalla realtà di se stesso e di ciò che lo circonda, parte dai segnali che in lui si accendono, decodificandoli, svelandone lentamente il mistero, fino ad interpretare i propri sogni. Il sogno è una realtà da interpretare e la realtà del sogno taurino è l'appagamento di un desiderio.
Ma la realtà stessa si pone come un sogno e la vita reale è allora come un grande sogno che va interpretato.

Consideravo le mie scoperte normali apporti alla scienza e lo stesso di attendevo dagli altri. Fu il silenzio che si levava alla fine delle mie conferenze, il vuoto che si faceva intorno alla mia persona, le allusioni che mi venivano riportate che gradualmente mi fecero capire. 
(Storia del movimento psicanalitico, Newton & Compton, 1995)

Il Toro in ogni caso va avanti. Non si ferma. Lo sostiene la forza e una grande fiducia in se stesso. Avanza, ma va anche a ritroso. Ama la memoria e fa affidamento sulla propria, eccezionale. La sua scena infantile può comportare un trauma, vivere la regressione, il Toro attua - in modo clamoroso - meccanismi di difesa, rimozioni, affronta il complesso edipico, inciampa nel lapsus, erige il baluardo della resistenza (particolarmente granitica come per tutti i segni di Terra) e fa emergere sempre più chiaramente il flusso che lo sta spingendo in avanti e che Freud chiama libido. Conosce la lampante evidenza della sessualità e l'importanza della sessualità infantile, vive in analisi il transfert.

Se il Toro è economia, capitale, lavoro, produzione - oppure l'impegno profondo su tali questioni (Marx) - il Toro è anche sessualità, desiderio, passione, piacere (Freud). Il Toro è grande famiglia e sia in Marx che in Freud, proto-tipi del segno, le due grandi famiglie sono quelle del comunismo e della psicanalisi, che nel loro sorgere (ma forse anche nel loro sviluppo avanzato) avranno la caratteristica di gruppo ristretto, dove non solo l'idea farà da collante, ma anche un sostanziale affetto correrà continuamente in cerchio. Questa circolarità (Toro-forma-stato-chiusa) sarà ben più evidente in Freud, data la minore socialità del suo ascendente (Scorpione), rispetto alla socialità aperta aquariana di Marx.




NICCOLÒ MACHIAVELLI (Firenze, 3 maggio 1469, ore 23:07)

Con la stessa franchezza di Marx e Freud - perché il Toro parla chiaro - ha ripetuto che bisogna vedere la realtà com'è, non come si desidera che sia; come Marx e Freud, non ha avuto troppo in simpatia la religione, considerando la Chiesa cattolica responsabile della rovina dell'Italia e delle sue divisioni. Come Marx e Freud, mette in campo un assoluto rigore analitico e, pur di arrivare al fine, non rinuncia ad alcun metodo o mezzo.
Tutti e tre - Marx, Freud e Machiavelli - volevano la fine di un mondo di violenza e dominio, di sopraffazione da parte di forze oscure e irrazionali, e condividevano la visione di un mondo purificato da ogni millenaria e umana malvagità. Tutti e tre hanno combattuto le illusioni come uno dei grandi mali da estirpare, unendo la forza e il coraggio a quella prudenza che il precedente Ariete non possedeva.
Il Toro mette l'utilità al posto supremo. Non vuole l'ingiustizia, astuta o violenta, vuole l'utilità e questa la esige sia con la giustizia che con l'ingiustizia se proprio questa si rende necessaria.
Sempre con fredda lucidità di giudizio e considerazione puntuale dei fatti. Senza troppe concessioni a qualunque idea di innocenza e di bontà.

Perché uno uomo, che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono e usarlo e non l'usare secondo la necessità.
(Niccolò Machiavelli, Il principe)

Il Toro non è né crudele né aggressivo. Non ama la guerra o l'attacco. Non gode nel colpire o nell'offendere. Ma se vuole mantenere le proprie conquiste e rafforzarne la solida costruzione - che è difesa dalla tranquillità sostanziale del carattere, contro le angosce e le imprevedibilità dell'esistenza - deve imparare a muoversi senza tentennamenti è il caso anche a combattere. A difendersi, ma se è possibile anche a espandersi, amplificare i possedimenti.
Non si dimentichi che del Toro sono Adolf Hitler e Saddam Hussein, pur con valori di Marte molto spiccati nel tema personale.
Il pragmatismo di questo segno di Terra (tutti e tre i segni di terra - Toro, Vergine e Capricorno - si distinguono per un radicale pragmatismo) comporta anche una attenzione all'immagine. Toro è immagine, sia quella della faccia, del viso, del volto, sia immagine pubblica, che questo carattere cura in modo meticoloso e attento, pur con naturalezza e senza troppe artificiosità di trucco.

A uno principe, dunque, non è necessario avere in fatto tutte le soprascritte qualità, ma è bene necessario parere di averle. Anzi, ardirò di dire questo, che, avendole e osservandole sempre, sono dannose; e parendo di averle, sono utili.
(Niccolò Machiavelli, Il principe)


IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724, ore 3:00)

L'essenza più profonda di questo simbolo-carattere comunque si identifica con la natura, la naturalità, la naturalezza e la spontaneità dell'essere, in piena sintonia con l'armonia dell'ambiente. Toro è campagna, boschi, alberi, fiori, fiumi, un paesaggio che l'economico e il tecnologico abbruttiscono giorno dopo giorno. È pausa è silenzio, il suono della natura, profumi, cinguettii, vento che fruscia dolcemente tra gli alberi.
Immanuel Kant dimostra all'inizio un'interesse assoluto per le scienze naturali e i suoi primi libri hanno titoli che più taurini non si potrebbe: Causa del mutamento della terra nel suo movimento intorno all'asse (1754), Se la terra invecchia (1754), Terremoti (1756), Teoria dei venti (1756), Monadologia physica (1756), Il movimento e la quiete (1757), Progetto di un collegio di geografia fisica (1757), Ottimismo (1759, in cui afferma che Dio non avrebbe potuto scegliere un mondo naturale migliore).


È perfettamente taurino nel criticare la ragione pura, ma anche nel proseguire e superare la filosofia dell'Ariete-Hobbes e delimitare i confini della ragione umana e le sue possibilità effettive. La ragione non è più ragione e misura assoluta del tutto, come nell'Ariete-Cartesio, ma conosce la propria definizione e dunque il proprio limite.
La tendenza alla grande costruzione che abbiamo incontrato in tutti i Toro precedenti, qui si esalta con la solenne impalcatura delle categorie e della logica formale, ma anche in Kant è netto il rifiuto "degli architetti dei diversi mondi campati per aria" e tutto parte dal materiale dell'esperienza che è base e fondamentale punto di partenza, contro ogni sogno a occhi aperti. Lo stesso uso logico dell'intelletto non elimina il carattere sensibile della conoscenza, e anche le leggi generali sono sensibili e gli stessi principi della geometria non escono dai limiti della sensibilità. Che poi il Toro Kant fosse tranquillo, pacifico e metodico è cosa nota, tanto che gli abitanti della sua cittadina regolavano gli orologi - alle diciassette precise - sull'ora della passeggiata quotidiana che il filosofo si godeva tutti i giorni.

Marx, Freud, Kant e quasi tutti i Toro amano passeggiare, sono grandi camminatori, escursionisti, spesso maratoneti, dal passo regolare e sostenuto.
Calmo, lieto, beato e in cammino. Così è il vero Toro.


La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalla sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l'arguzia e l'umorismo, e la sua lezione erudita aveva l'andamento più divertente. 
(J.G. Herder, citato da N. Abbagnano in Storia della filosofia, vol. II)

E siamo giunti anche alla fine del Toro.
Io ci ho rivisto tantissimo alcune persone del segno, finora mi sembra uno dei più calzanti.
Come ho già avuto modo di notare, la presenza femminile in questo libro è molto scarsa, in questo segno addirittura assente; eppure sono convinta che ci fossero delle donne del segno che si sarebbero potute analizzare. Sarebbe una bella ricerca da fare.
Ad ogni modo, si conclude qui questa puntata e ci vediamo prossimamente con i Gemelli!



Commenti