Erbolibreria - Puntata 2 - La yerba mate

Bentornatə alla neonata rubrica di erbolibreria di questo 2021.
Una pianta e un libro alla settimana.

Settimana 2: 4 - 10 Gennaio 2021 Pianta della settimana: YERBA MATE



Nel concepire questo articolo, ho pensato di lasciar perdere un paio di volte, perché quella del maté è una tradizione secolare che non si può esaurire in un articolo o in un post su Facebook, soprattutto se non vi si è familiari, perciò ho deciso di abbozzare solo qualche spunto e curiosità intorno a questa tradizione sudamericana, raccontandovi anche la mia esperienza con il primo assaggio; il tema è però vastissimo e quindi, sperando di incuriosirvi, questa settimana vi rimando a non una, bensì due letture sull'argomento.
Il mate (o maté) è una bevanda molto diffusa in Sudamerica, soprattutto in Argentina, Bolivia e Paraguay. Per quello che ho potuto leggere, ciascun Paese si proclama inventore della bevanda, in una competizione in cui è difficile attestare un vincitore. Secondo i dati attuali, l'Argentina è il principale produttore di yerba mate nel mondo, con una quota del 57%.
Si prepara a partire dalle foglie della yerba mate, secondo un procedimento tanto più articolato, quanto più si vuole apprezzare questa bevanda secondo il metodo tradizionale.
La bevanda era già nota agli indios guaraní prima dell'arrivo dei colonizzatori europei. Nel XVI secolo, i soldati spagnoli, già consumatori di tè, impararono dai nativi l'utilizzo di questa erba e così il mate si diffuse in tutte le colonie del Sudamerica. La Yerba Mate è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Aquifogliaceae originaria del Brasile, del Paraguay e di altre zone del Sudamerica. Può crescere fino a 20 metri di altezza. I fiori sono raggruppati in piccoli mazzetti, mentre le foglie (che si usano per preparare la bevanda) sono isolate, coriacee e dentellate. I frutti sono delle bacche rossastre non troppo diverse da quelle della rosa canina, che abbiamo visto la scorsa settimana. È noto per le sue proprietà toniche stimolanti ed energizzanti (poiché contiene cafferina) e diuretiche e drenanti; gli vengono poi attribuite proprietà dimagranti, ma queste non sono supportate da adeguati studi clinici, pertanto non sono confermate. Il mate, conosciuto anche come tè paraguaiense (o cimarrón) è un'erba che si assume per infusione, esattamente come il tè e come il tè può essere preparato in maniera più pratica e moderna (in bustina, nelle teiere con filtro, nelle teiere con pressa alla francese) o secondo la tradizione originale che prevede un'attrezzatura specifica:

- un mate, ossia un recipiente tradizionalmente realizzato a partire da una zucca essiccata (oppure in legno o metallo) che si utilizza sia per preparare l'infuso, sia per berlo. È simile ad una piccola giara, con forma tozza e panciuta che si restringe verso l'imboccatura. Ne esistono, in realtà, innumerevoli modelli e fogge, ma orientativamente vengono rispettate queste caratteristiche di massima. Si dice che quando si acquista un mate nuovo (soprattutto per quelli originali ricavati dalla zucca) si debba seguire il seguente procedimento: lo si riempie di yerba mate e acqua e lo si lascia in infusione una notte intera. Il giorno dopo si rovescia tutto il contenuto e si ripete la procedura. La stessa cosa va fatta per qualche giorno, meglio se per una settimana. In questo modo il contenitore si impregna del sapore della yerba. Se ci pensate, è qualcosa di simile a quello che facciamo noi con le caffettiere nuove!
- una bombilla, ossia una cannuccia in metallo (o legno o, più raramente, di canna) appositamente designata per essere da una estremità, una normale cannuccia con cui sorbire la bevanda e dall'altra un filtro che lasci passare il liquido e trattenga le foglie della yerba infusa.
- un recipiente termico per conservare la temperatura dell'acqua durante la mateada.
Quello del mate, infatti, è tradizionalmente un vero e proprio rito conviviale, sia nella preparazione che nella degustazione. Cebar mate significa preparare il mate e servirlo e il cebador è colui che guida il rito.
Si inizia riempiendo il mate con la yerba, per circa tre quarti della sua capienza. Subito dopo si tappa bene l'imboccatura del mate con il palmo della mano e lo si agita e capovolge energicamente. In questo modo sul palmo della mano si deposita una polverina (composta dalle particelle più sottili delle foglie sminuzzate) che va eliminata perché riuscirebbe a passare attraverso il filtro rendendo più amara la bevanda e soprattutto rischiando di intasare la bombilla. Questa operazione va ripetuta anche tre o quattro volte, fino a quando non vedremo più polvere sul palmo della mano.
A questo punto si inclina il mate in modo che la yerba al suo interno si depositi tutta da un lato, lasciando intravedere una porzione del fondo del contenitore, la si pressa per bene in modo da creare una sorta di "buco" dove si versa un poco di acqua a temperatura ambiente. Questo passaggio serve per inumidire un po' la yerba preparandola all'arrivo dell'acqua calda e compattarla ancora meglio. Dopo circa un minuto, quando l'acqua si sarà assorbita, si inserisce la bombilla nel buco precedentemente creato e da questo momento in poi non la si sposterà più. Tenendo ferma sul lato la yerba con la bombilla, si comincia quindi a versare l'acqua calda, la cui temperatura deve stare tra i 75 e gli 80 gradi, arrivando fino all'orlo del mate. Se la procedura è stata compiuta adeguatamente, si dovrebbe avere circa metà mate pieno di yerba pressata e asciutta e l'altra metà, nella quale è inserita la bombilla, pieno di yerba infusa nell'acqua calda. A questo punto il cebador beve il primo mate sorbendolo dalla bombilla fino a quando non si sente il tipico suono un po' raschiato che fa una cannuccia quando il liquido da aspirare è terminato; quindi aggiunge acqua sempre nello stesso punto e sempre senza spostare la bombilla e poi passa il mate alla persona seduta alla sua sinistra che farà la stessa operazione e poi lo passerà a sua volta e via così. Un mate così preparato può durare fino a 20 infusioni. Quando le foglie nel buco iniziale sono state drenate del tutto, il cebador può spostare leggermente la bombilla creando un nuovo punto di infusione. Alla fine tutta la yerba sarà stata utilizzata. Affascinante, non trovate?
Io e mio marito abbiamo provato a preparare il mate secondo il metodo tradizionale perché abbiamo ritrovato in casa un mate che gli era stato regalato da un'amica in seguito a un viaggio in Argentina. È un mate in legno e con una forma tozza e cilindrica che in primis ci ha reso il procedimento difficile fin dal primo passaggio: non riuscivamo a serrare ermeticamente l'apertura del mate con il palmo, quindi non abbiamo potuto togliere adeguatamente la polverina descritta sopra (anzi, quando abbiamo provato ad agitare il mate, credendo di averlo tappato bene, la yerba si è sparsa dappertutto, ma questa è un'altra storia). Complessivamente, seppur abbiamo cercato di seguire scrupolosamente tutte le fasi, non credo che siamo riusciti a preparare un buon mate secondo tradizione, ad ogni modo qualcosa è uscito. A mio marito è piaciuto, mentre per me è davvero troppo amaro, quindi lo proverò un'atra volta magari con la pressa alla francese e ,
tradizionalistə del mate, vi prego, non inorridite, proverò a dolcificarlo con un po' di zucchero o miele. Le due letture che voglio accompagnare a questa esperienza con il mate sono Latinoamericana. I diari della motocicletta di Ernesto Che Guevara, 1992, pubblicato da Mondadori, una lettura interessante sotto molteplici punti di vista dove si possono apprezzare, tra le altre cose, delle bellissime descrizioni del rito del mate; e Mate. Il tè del Sudamerica, di Marcela Olmedo, 2006, pubblicato da Sonda, che racconta le origini e la diffusione di questa bevanda in un viaggio che ne connota le radici storiche e il suo ruolo nella cultura sudamericana. E voi, lo avete mai provato? In che occasione? Raccontatemi tutte le vostre esperienze! Noi ci vediamo la prossima settimana con un'altra puntata di #erbolibreria!

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