Erbolibreria - Puntata 1 - La rosa canina

Il 2021 è arrivato e si è portato qualche consueto buon proposito e una valanga di idee e nuovi interessi.

Uno di questi è il mio neonato (o rinnovato) interesse per l'erboristeria.
Ogni settimana, la domenica, vi racconterò di una particolare erba, pianta o albero e vi assocerò qualche consiglio di utilizzo e una lettura.

Settimana 1: 28 Dicembre 2020 - 3 Gennaio 2021 Pianta della settimana: ROSA CANINA

La rosa canina è la madre di tutte le rose odierne.

Si tratta di un cespuglio di modeste dimensioni, con spine rosse e robuste, piuttosto comune in Italia. È infatti diffusa in Europa, Asia e Africa del Nord.
Il fiore, visibile da maggio a settembre, è molto semplice rispetto alle moderne rose che hanno molti petali incrociati tra loro: la rosa canina infatti ha solo cinque petali aperti di colore rosa pallido.
D’inverno, dopo le prime gelate, la pianta è completamente spoglia di fiori e foglie mentre spiccano delle bacche di colore rosso: i falsi frutti della rosa canina. Si definiscono falsi poiché in botanica il frutto è il risultato della trasformazione del solo ovario, mentre nel caso della rosa canina (come per la mela), ad evolvere in frutto sono anche altri organi del fiore come il ricettacolo o i petali. Infatti in cima alla bacca di osa canina si vede ancora quella che fu la corolla del fiore, esattamente come nella mela.
Contiene alte concentrazioni di vitamina C (presente in quantità ben più abbondante che nei comuni agrumi), carotenoidi, bioflavonoidi (che svolgono un’azione antiossidante), sostanze pectiche, zuccheri e acidi (citrico e malico).
Ha proprietà vitaminizzanti, astringenti, antinfiammatorie e diuretiche, inoltre aiuta l’assorbimento di calcio e ferro.

La storia della rosa canina è molto longeva. Prime attestazioni della sua esistenza risalgono ai tempi degli Assiri. Se ne hanno notizie in Grecia e Persia. In epoca romana l’utilizzo della rosa canina aveva uno scopo più ornamentale che terapeutico, anche se sembra che Plinio il Vecchio sostenesse che tale rosa, grazie alle sue spine simili alle zanne dei cani, potesse essere un rimedio contro la rabbia, riportando il caso di un soldato romano morso da un cane e guarito grazie all’assunzione di un decotto di radici di rosa, da allora chiamata canina.
Nella nomenclatura ufficiale di Linneo rimane il termine “canina” per identificare la specie di questa pianta anche se le conoscenze farmacologiche attuali escludono ci sia una reale correlazione tra la cura della rabbia e la Rosa canina.

Io ne ho comprato le bacche essiccate in erboristeria anche perché per pulire i frutti raccolti freschi, ci vuole un po' di perizia dal momento che all'interno della bacca si trovano dei peletti insidiosi che, se ingeriti, provocano uno sgradevole prurito al fondoschiena (non per niente il nome dialettale della rosa canina è gratacul).
In erboristeria invece si trovano appunto le bacche essiccate e già sminuzzate, pronte per un'ottima tisana.
La dose è circa 10 gr. per un litro d'acqua.
Si lasciano in infusione le bacche per circa 5 minuti e poi si filtra il liquido.
Per beneficiare di tutte le proprietà della rosa canina (soprattutto la vitamina C che teme il caldo, in particolare le temperatura sopra i 36-37 gradi) bisognerebbe procurarsi i frutti freschi, immergerli in acqua fredda e lasciarli qualche ora in infusione vicino a una fonte di calore, ma non sul fuoco, e poi berla tiepida/fredda.
Ma per gustare un'ottima tisana va benissimo anche l'acqua calda.

La lettura che ho abbinato a questa pianta è: La Rosa canina, l'Erba gatta e la Margherita, di Franco Figus per Booksprint, 2018. Vi recensirò il libro non appena lo leggerò!

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