Los Angeles -> Miami ON THE ROAD. Giorno 6: Tropic -> Torrey

Sesta puntata di resoconto del nostro viaggio di nozze.
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E ora via da dove eravamo rimasti!

SESTA TAPPATropic - Bryce Canyon, Capitol Reef - Torrey
Giorno #6: 15 Febbraio 2019
Km percorsi: ∼215 km
Clima: Bryce Canyon, soleggiato ∼2° - Capitol Reef, soleggiato ∼-8°/9°
Stati attraversati: Utah


Ci avevate lasciato nel famoso cottage sotto la neve in cui era saltata la luce e le strade erano impraticabili, giusto? Ebbene, al risveglio, è stata tutta un'altra storia. Il cielo era di un azzurro limpidissimo e il sole si rifletteva sulla neve abbagliando la vista. Non si può dire che facesse caldo, ma il clima era sicuramente più mite rispetto al giorno prima. Aveva smesso di nevicare e tutto intorno si erano depositati parecchi centimetri di neve sofficissima che era un'incanto a guardarla.

Questa la visuale dal nostro cottage. In lontananza si intravede anche la catena montuosa di cui parlava la famosa brochure (anche se si vede meglio da altre foto che ho fatto) e svegliarsi con questo panorama fuori dalla finestra è stato impagabile. Nel cestino di April, quello per la cena della sera prima, c'erano rimaste alcune donuts e altri dolcetti ('sti americani mangiano veramente male...) di cui abbiamo approfittato per fare colazione. In una delle telefonate della sera precedente, April ci aveva detto di non partire troppo presto il mattino dopo (tranquilla April, non c'è pericolo) perché la neve durante la notte sarebbe ghiacciata e solo con il primo caldo dopo il sorgere del sole avrebbe cominciato a sciogliersi rendendo più efficaci i passaggi degli spazzaneve e lo spargimento del sale. L'orario ideale per partire erano le 9, quindi ci siamo svegliati con calma e prima di metterci in marcia, abbiamo deciso di fare un piccolo video riassuntivo della sera precedente e del mattino fino a quel momento che potete trovare QUI.
Purtroppo è sfocatissimo perché non sono stata attenta, ma è comunque fruibile senza problemi. 
Se optate per la versione multimediale, potete smettere di leggere da qui in poi e riprendere dove vedete di nuovo una frase evidenziata in azzurro.
Appannaggio di chi non può/non ha voglia di vedersi il video, vi riassumo brevemente la mattinata (la serata è stata già raccontata nella scorsa puntata). Appena ci svegliamo e apriamo le tende, ci rendiamo conto che Andy (che come vi ricorderete è il nome scelto da noi per il marito di April, il cui vero appellativo non scopriremo mai) sta passando con uno spazzaneve di discrete dimensioni, proprio lungo il vialetto dove si trovano i vari cottage, in modo da permetterci di uscire con la macchina. Alla richiesta di Dario di avere un grattaghiaccio per pulire un po' il parabrezza, Andy si presenta con una sorta di scopa che però era scopa da una estremità e grattaghiaccio dall'altra. Un attrezzo che Marito gli ha molto invidiato, if you know what I mean.


Nonostante l'aiuto di Andy, la macchina pattinava che era un piacere, quindi è stato necessario anche spalare un po' di neve per conto nostro - la pala è stata gentilmente fornita da Andy - giusto per liberare le ruote, come vedete nella foto qui accanto, in cui so che state pensando che io non abbia idea di come impugnare una pala, ma non è come sembra

Liberata finalmente la macchina, ci siamo presi qualche istante per dare ancora un'occhiata a quel posto meraviglioso dove abbiamo trascorso il più bel San Valentino delle nostre vite, ci siamo lasciati inebriare a ricaricare dal silenzio immobile che ci circondava e poi ci siamo messi in marcia per il Bryce Canyon. Non avevamo tempo per fare una visita completa (che comunque non sarebbe stata possibile a causa della neve), ma April, nel congedarci, ha insistito perché andassimo almeno a vedere il panorama dal Sunset Point. Ok, erano le 9 del mattino, ma vi assicuro che ha fatto la sua figura comunque.

Anzi, più che assicurarvelo, vi metto qualche foto!


la vista appena fuori dal nostro cottage

il vialetto spalato da Andy

la strada verso il Bryce Canyon

Bryce Canyon

Bryce Canyon
Se cercate Bryce Canyon su Google Immagini troverete ben altro tipo di foto. In parte più scenografiche e di certo più esplicative della particolare conformazione del Bryce Canyon, che la neve occulta un po', ma se c'è una cosa che ci hanno ripetuto tutti quelli che abbiamo incontrato sulla nostra strada (compreso il ranger all'ingresso - che era lo stesso del giorno precedente) è che in ben pochi vedono il canyon sotto la neve, proprio perché questa è considerata bassa stagione e non ci sono molti turisti. Queste sono immagini che ci porteremo sempre nel cuore, così come tutta questa vacanza. So di averlo già ripetuto svariate volte e non so quante altre ancora lo ripeterò, ma la solitudine che abbiamo sperimentato nella maggior parte delle tappe è stata davvero rinfrancante. Immaginatevi qui, sul bordo del canyon, mentre vi sporgete leggermente per agguantare con lo sguardo ciascuno ogni dettaglio, ogni prospettiva, ogni impercettibile differenza tra un panorama e l'altro e immaginate di essere immersi in un silenzio mistico, che vi permette di sentire il rumore delle gocce d'acqua, generate dalla neve che si scioglie, che cadono dai rami, sulla neve fresca a terra.
Come si fa a non essere sopraffatti?


Questo canyon, come avrete visto dalle foto, ha una conformazione particolare. Ora, io non me ne intendo di geologia e durante questo viaggio ho imparato qualcosina, ma non abbastanza per parlarne approfonditamente, quindi se volete, qui trovate tutta la spiegazione di come si forma un hoodoo, che sono quelle formazioni rocciose verticali, tipo colonne, che vedete nelle foto scattate da me e nell'ultimo riquadro dell'immagine qui sotto.

In soldoni, cosa succede: un altopiano di roccia (plateau) a un certo punto si rompe in più spezzoni separati. Sotto l'effetto degli agenti atmosferici, questi spezzoni di roccia si consumano fino a formare delle finestre che piano piano continuando a consumarsi diventano degli hoodoos.

Ovviamente questo è un processo che dura migliaia di anni e se da un lato, col disgregarsi della roccia, si perde il panorama originario, il risultato è qualcosa di davvero mozzafiato.
Gli hoodoos esistono in tutto il mondo (immagino che non si chiamino dappertutto così) perché come ho detto, si tratta di un processo geologico, ma qui al Bryce Canyon ce n'è la più alta concentrazione di tutto il mondo e creano degli scenari davvero affascinanti, a volte semplici nicchie, a volte veri e propri anfiteatri che paiono quasi popolati da migliaia di spettatori (gli hoodoos più bassi). 

La potenza totemica di queste colonne di roccia erosa è davvero impressionante.


From a plateau, eventually the rocks break down into walls, windows, and then as individual hoodoos.
Brian Roanhorse/NPS
Nei vari parchi che abbiamo visitato, siamo stati testimoni di tutti gli stadi qua sopra esposti, come vedrete con le foto di Arches e della Monument Valley. Come dicono gli americani, il profilo dei canyon è in continua evoluzione, e non si è mai certi di ritrovare lo stesso panorama tra una visita e l'altra. I rangers dei parchi e in generale l'amministrazione federale si impegnano moltissimo per la conservazione e la protezione dei canyon, in ogni parco si possono ottenere informazioni sul loro lavoro e sulle attività di protezione di tutta la flora e la fauna degli oltre 400 parchi federali. Sotto questo punto di vista, li ammiro molto. Peccato che poi si dimentichino che l'intera Terra andrebbe protetta e conservata e non solo i loro parchi, ma vabbè, non scendiamo in polemiche inutili.



 Ammirato dunque il Bryce Canyon sotto la neve, essendo chiusi tutti i trail e avendo noi un'altra tappa in programma, ci siamo messi in viaggio per Capitol Reef National Park. Mano a mano che scendiamo (il Sunset Poit del Bryce Canyon è a 6000 piedi, che sono circa 1800 mt) la neve piano piano scompare, lasciando il posto a panorami più miti e risvegliando la fauna che si era messa al riparo dal freddo. A dispetto del fatto che non abbiamo incrociato una macchina né in un senso, né nell'altro, a un certo punto un cerbiatto (correggetemi se si tratta di qualche altro animale. Io ho pensato a un cervo cucciolo o femmina, ma se ci sono degli esperti, che si facciano avanti!) ci attraversa la strada andando a raggiungere altri suoi simili sulla collinetta alla nostra destra. È una cosa comune per chi vive in campagna anche dalle nostre parti e sicuramente non si tratta di niente di eccezionale, eppure a noi, cittadini incalliti, ha fatto molta impressione. Marito ha rallentato (per fortuna non andavamo forte perché ci stavamo godendo il cambio repentino di paesaggio) e siamo rimasti qualche secondo in silenzio, mentre procedevamo a passo d'uomo, a guardare negli occhi quel cervo che ci guardava, con una netta espressione di biasimo, probabilmente chiedendosi che razza di animale fossimo e perché diamine dovessimo fare tutto quel rumore.

Man mano che ci avviciniamo a Capitol Reef la roccia diventa rossa e il paesaggio si fa davvero epico: la classica strada americana che sembra finire nel nulla e la polvere rossa che si alza dalle pareti rocciose in lontananza. La sensazione è sempre quella di deja-vu, che si prova un po' dovunque negli Stati Uniti. Io non sono una grande fan di film western, ma vi posso giurare che nel silenzio e nella solitudine del viaggio, sembrava davvero che da un momento all'altro dovessero sbucare degli indiani a cavallo a ricoprirci di frecce avvelenate. In queste strade non non c'è niente solo l'asfalto tradisce la modernità. Solo quella colata grigia delimitata da righe bianche e gialle ti impedisce di fonderti completamente con questi luoghi che possono raccontare storie antichissime.

Un po' di storia del parco, riassunta dal sito ufficiale: situato nello Utah centro-meridionale (lo Utah è diventato il nostro stato preferito dopo questa vacanza. In ⅔ della superficie dell'Itlia, vivono 2.900.000 abitanti. Vi immaginate la pace?), nel cuore del paese di roccia rossa, Capitol Reef è un vero tesoro nascosto pieno di scogliere colorate, imponenti cupole, guglie svettanti, monoliti netti, canyon tortuosi e archi aggraziati tutti scavati nel Waterpocket Fold, un altipiano formatosi a partire da 270 milioni di anni fa, attraverso il deposito di detriti sedimentatisi in multipli strati quando la regione era al livello del mare o vicino, molto al di sotto dell'attuale altitudine. Molto tempo dopo che le rocce sedimentarie furono depositate, l'intera regione fu sollevata di migliaia di metri in verticale, a causa delle forze tettoniche delle placche su larga scala. 

La maggior parte dell'altopiano del Colorado è stata sollevata in modo relativamente uniforme, mantenendo gli strati approssimativamente orizzontali, creando l'aspetto della "torta di strati" comune in tutta la regione (come nel Grand Canyon). Capitol Reef è una gigantesca eccezione a questo schema - a causa del Waterpocket Fold: un'increspatura lunga circa 160 km nella crosta terrestre, una sorta di "gradino" negli strati rocciosi che deve il suo nome alla continua erosione degli agenti atmosferici. Le waterpockets sono, infatti, piccole depressioni che si formano in molti strati di arenaria mentre questa viene erosa dall'acqua, e sono comuni in tutti gli angoli di Capitol Reef. Il Waterpocket Fold si è formato tra 50 e 70 milioni di anni fa, quando si riattivò un'antica faglia sepolta in questa regione. Il movimento lungo la faglia ha provocato lo spostamento verso l'alto (di circa 2 km) del lato ovest, rispetto al lato est, creando quella che oggi a tutti gli effetti sembra una barriera impenetrabile.

Superato il Visitor Center si incontra Fruita: vecchio insediamento mormone oggi trasformato in frutteto in cui i visitatori possono raccogliere autonomamente la frutta e mangiarla sul momento oppure pesarla e lasciare un corrispettivo in denaro basato sull'honor system ossia sul lasciare il corrispettivo dovuto senza che però vi sia nessuno presente a riscuoterlo (noi abbiamo trovato un sacco di esempi di questo sistema lungo il nostro viaggio. Una volta anche in hotel. C'era una stanza relax con dei prodotti alimentari esposti - barrette, patatine, bibite, ecc... - con targhetta che ne indicava il prezzo. In un angolo c'era una cassettina dove mettere i soldi, ma non c'era nessun cassiere, né qualcuno che controllasse che nessuno si portasse via il contenuto della cassettina!).
Chiaramente, considerata la stagione, non ci siamo nemmeno fermati a vedere quali frutti fossero disponibili e abbiamo invece proseguito lungo la Scenic Drive, ossia la strada che costeggia questa imponente barriera di roccia lungo la quale ci sono diversi punti panoramici e la partenza dei vari trail.

Io col sole in faccia e Marito con un ciuffo improbabile
La Scenic Drive vale da sola la visita, aprendosi, ad ogni curva, su uno scenario mozzafiato e diverso dal precedente, ma visto che era ancora presto e che non faceva troppo freddo (dopo la neve del giorno prima, 8° erano una pacchia!) abbiamo deciso di fare uno dei trail consigliati dai rangers al Visitor Center. Per poter godere di entrambi i tours, sia quello in macchina che quello a piedi, abbiamo scelto il trail che partiva proprio dalla fine della Scenic Drive: il Capitol Gorge. Una passeggiata in una stretta gola proprio in mezzo al canyon, tra due altissime pareti rocciose. All'inizio del percorso, sul pannello che dà le indicazioni di massima (durata, deviazioni, ecc...) erano segnalate, lungo le pareti del canyon, delle iscrizioni "storiche". Il virgolettato è d'obbligo perché viene fuori che queste iscrizioni sono tutte dell'Ottocento/primi del Novecento, però hanno effettivamente una loro storia perché sono una sorta di segnaletica incisa dai primi uomini che esplorarono il canyon, aprendo o semplicemente scoprendo le vie che ora percorriamo. Qua e là c'erano anche dei messaggi dell'epoca, ma per lo più indecifrabili. Molto suggestivi, comunque. Così come suggestiva era la sensazione di piccolezza che ci prendeva, piegando la testa all'indietro e guardando i bordi delle due pareti rocciose che svettavano nel cielo. Volendo, a un certo punto del percorso, c'era anche un piccolo sentierino che si arrampicava dentro una delle due barriere di roccia per andare a vedere le famose waterpockets, ma così a occhio era abbastanza per professionisti dato che alcuni passaggi non erano proprio lineari e richiedevano delle skill minime di arrampicata, quindi abbiamo rinunciato, ma non si può dire che non ci siamo comunque goduti la nostra visita. Anche in questo caso ci ha colpiti il silenzio. All'inizio abbiamo cominciato il percorso chiacchierando, poi, quando eravamo abbastanza avanti nella gola che si cominciava a sentire l'eco delle nostre voci, senza nemmeno rendercene conto, abbiamo cominciato a parlare meno e più piano, fino, a un certo punto, a zittirci del tutto camminando mano nella mano ancora una volta in un'atmosfera surreale. Pensare che quelle rocce, magari non in quella esatta posizione, sono lì da centinaia di milioni di anni, che stavamo camminando su di un sentiero che esisteva già quando l'uomo non calpestava ancora la Terra, beh, è qualcosa che impatta davvero sulla mente e rimanda ancora una volta al senso del Tempo, infinito per noi che ne viviamo solo una minuscola e insignificante porzione. Tornando indietro sul sentiero verso la macchina abbiamo avuto la nostra consueta scena da film horror. Prima passa, in direzione contraria alla nostra, un uomo solo, che ci saluta e poi si inerpica lungo il sentiero in salita per le waterpockets. Poi, a distanza di qualche decina di minuti, passa un gruppo di 4 ragazzi e ragazze, forse due coppie, sempre in direzione contraria alla nostra. Marito è convinto che il primo fosse un serial killer che si stava appostando in alto per poi piombare sulle vittime (le due coppie di ragazzi e ragazze) quando meno se lo aspettavano. Chissà com'è finita.
Raggiunta la macchina quando ormai stava imbrunendo (l'altro lato della medaglia della meravigliosa solitudine e del silenzio è il fatto di avere poche ore disponibili perché alle 17.30 già tramontava il sole) ci mettiamo in marcia verso la nostra sistemazione per la nottata: una struttura a Torrey (tornando leggermente indietro sulla strada per Capitol Reef) che sicuramente d'estate esprime il massimo del potenziale. È un resort in stile western, con vari tipi di alloggi, le normali stanze, le carovane e addirittura le tende stile indiano il tutto collocato in un'enorme prateria ai piedi del Waterpockets Fold con una vista straordinaria. Al centro di questa prateria (dove si trovano sia le strutture in muratura - che contengono le stanze normali, il ristorante, la reception e un piccolo shop - sia tutte le altre soluzioni di pernottamento) c'è un grande braciere con un fuoco che viene acceso dopo le 17 e intorno al quale sono collocate delle sedie di legno rosse dove chiunque si può sedere e leggere, chiacchierare, bersi una birra o una bevanda calda (a seconda della stagione) al calore del fuoco. Chiaramente, a causa del freddo, non erano disponibili né le tende, né le carovane (le foto che vedete sono prese dal loro sito, era giusto per spiegare com'era fatto), quindi avevamo prenotato per una delle stanze normali che comunque erano dei bungalow carinissimi e perfettamente a tema.

Appena arrivati ci sistemiamo in camera e poi scendiamo di corsa a mangiare perché il ristorante del resort chiudeva alle 21 (in parte per la bassa stagione, in parte perché negli USA mangiano con le galline!). Dopo cena ci prendiamo i nostri libri e ci andiamo a sedere romanticamente intorno al fuoco, dove c'era un'altra coppia con due calici di vino e una coperta. L'atmosfera era veramente splendida e per un attimo mi scende la nostalgia da rientro, che era ancora molto lontano, ma che in quei momenti in cui ti rendi conto di stare veramente bene, ti si viene a depositare dietro gli occhi, mettendoti il filtro triste della consapevolezza che quella sensazione di totale disconnessione dal mondo presto o tardi sparirà e toccherà riconnettersi con tutto.
Ma in quel momento scuoti la testa, scacci il pensiero e apri il tuo libro, leggendo al calore del fuoco, nella sconfinata prateria americana, con alle spalle una parete di roccia rossa.

Estratto dal diario di viaggio

Capitol Reef è un posto spettacolare. Lo abbiamo esplorato sia in macchina che a piedi e l'ultima passeggiata, in particolare, è trascorsa in un silenzio magico! Anche questo posto meriterebbe di essere esplorato per giorni. Ora ci troviamo a Torrey, dove passeremo la notte in questa struttura stupenda con vista sui canyon!

Alla prossima puntata!

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