Il tempo per leggere


"Il tempo per leggere è sempre tempo rubato, come il tempo per scrivere, d'altronde, o il tempo per amare. Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere.
È forse questa la ragione per cui la metropolitana – assennato simbolo del suddetto dovere – finisce per essere la più grande biblioteca del mondo.
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi mai si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato?
Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare?
Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.
La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale.
La lettura è, come l’amore, un modo di essere.
La questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d'altronde, mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore."

Daniel Pennac
Come un romanzo, 1992.

La notizia che voglio commentare oggi, alla fulgida luce della citazione di Pennac sopra riportata, è questa: Leggere 60 libri in pochi minuti. La sfida di Marco Montemagno: “Vi racconto perchè ho fondato 4books.it”.
Sono venuta a conoscenza dell'esistenza di Marco Montemagno circa un anno fa, quando il suo libro “Il Codice Montemagno” è uscito in libreria. Io mi occupo con grande passione del settore saggistica, dalla storia alle scienze e diciamo che il business e il management non rientrano propriamente fra i miei interessi, però non foss'altro che per essere sempre sul pezzo dal punto di vista professionale, è fondamentale informarsi circa i nuovi fenomeni del mercato editoriale e Montemagno è decisamente diventato anche questo.
Il suo libro ha registrato delle ottime vendite e continua, a distanza di un anno, ad essere chiesto e venduto con un buon ritmo.
Incuriosita da tutto questo successo, ma come sempre scettica, mi sono informata brevemente su di lui, ma non mi voglio dilungare sulla connotazione del personaggio, i cui tratti salienti evincerete già dall'intervista sopra linkata.
Basti sapere, per chi non lo conoscesse, che si definisce imprenditore digitale e "comunicatore". Ha, tra le altre cose, un canale Youtube dove in brevi - regola aurea per un buon comunicatore - video, dà consigli di business, management e marketing con un format chiaro e riconoscibile.
A vederlo così, da una non addetta ai lavori, sembra un po' un Padreterno autoriferito e smargiasso che crede di poterti insegnare a vivere, ma chiaramente sono io che non capisco.

Ecco quello che risponde il buon Monty, intervistato da StartupItalia! a proposito della sua nuova startup 4books.it: "La mancanza di tempo e la difficoltà di affrontare un testo in lingua costituiscono ostacoli che impediscono a molti professionisti di leggere le novità in uscita. Per questo ho pensato a un’idea semplice: i libri li leggiamo noi, ne facciamo un abstract di poche pagine e consegniamo il tutto all’utente che perderà non più di 5 o 10 minuti per leggere il 'riassunto', capire se il testo gli interessa e decidere se comprarlo, approfondire la materia o rinunciare."

Allora, partiamo dal presupposto che Montemagno, in questo caso, non si è inventato proprio niente, ma casomai ha portato in Italia un'idea che all'estero esiste già da anni.
Attraverso una brevissima ricerca, ho trovato per esempio questo servizio, che esiste dal 2010, è offerto dalla University of Stellenbosch Business School in Sudafrica e si chiama We read for you.  Per non parlare del seguitissimo Get abstract, portale che fornisce appunto mini riassunti dei libri di business più in voga.
Ma sono convinta che con una ricerca un po' più approfondita se ne trovino molti altri.

Ma veniamo alla parte che mi interessa come libraia, ma anche, e soprattutto, come lettrice.
Mi rendo conto che quelli di cui parla Montemagno sono libri destinati alla formazione dei manager e non prettamente alla lettura in quanto hobby (ma si può davvero considerare la lettura solo un hobby?) e quindi forse il sentimentalismo della citazione di Pennac con cui ho aperto questo articolo è qui apparentemente fuori luogo. Del resto nulla osta che il businessman a cui si rivolge Montemagno, usi 4books per il lavoro e poi si perda nella lettura di svago, ma le premesse non sembrano queste, anzi, partendo dal presupposto che non si ha più tempo per leggere si crea volontariamente l'esigenza di avere qualcuno che legga per noi e creare un bisogno è il primo passo per riuscire a vendere un prodotto che soddisfi quel bisogno come immagino il buon Monty sappia molto bene.

“Quello che mi piace di 4books.it, è che nasce da un’idea semplice – continua Montemagno – quasi banale. Si pensa sempre che per creare una startup di successo sia necessario avere un’idea rivoluzionaria. 4books.it dimostra che non sempre è così: infatti è una startup che basa la sua idea fondamentale sul togliere al posto che sull’aggiungere. Si tratta di un’operazione di semplificazione. L’obiettivo finale è quello di fornire un servizio che porti via pochissimo tempo all’utente. Bastano 5/10 minuti per leggere un nostro abstract o per ascoltarlo in cuffia durante una pausa.”.
Viene da chiedersi se questa sia veramente formazione.
E dire che io sono sempre stata una grande fan degli Audiolibri. Non ne ho mai fatto uso personalmente, ma penso che possano davvero aiutare, oltre alle categorie specifiche di persone per cui sono stati pensati, anche chiunque si sia un po' allontanato dalla lettura o voglia semplicemente sfruttare i viaggi in macchina o rilassare la vista.
Ma questo non è quello che propone Montemagno, questo è fidarsi ciecamente dell'interpretazione che un team di persone danno di un libro e che mi espongono in 5/10 minuti in cui io utente ho il tempo (ma ce l'ho davvero in 5/10 minuti di "riassunto") di capire se il libro mi interessa o meno per poi, eventualmente, comprarlo o scartarlo.

E se il libro in questione parla anche di qualcosa che mi avrebbe interessata, ma che per il team di Monty era meno rilevante e quindi non ne fatto menzione?
E se chi legge il libro per me ne filtra il contenuto in base alle proprie idee personali (credo che sia impossibile restare completamente imparziali)?
E se il libro in questione presuppone conoscenze acquisite che chi lo legge per me non ha e quindi ne semplifica il contenuto viziando la mia scelta?



Questi forse sono quesiti che si pongono solo le persone pignole come me, che circa i libri si fidano solo dei consigli di una cerchia ristrettissima di persone, che prima di leggere un libro fanno ricerche sull'autore per vedere chi è, cos'ha fatto, come la pensa, ecc...ma non basta la quarta di copertina per capire a grandi linee se un libro può interessarmi o meno?
Gran parte del lavoro di formazione (e non parlo solo della formazione professionale, ma anche di quella personale) sta proprio nel leggere diverse fonti, acquisire uno spirito critico che è in grado di scartarne alcune per prediligerne altre. Cioè essere i protagonisti di quel processo di lettura e analisi che Monty ci vuole dare già pre-digerito e immediatamente fruibile anche senza passare attraverso la lettura dell'originale.
No perché ovviamente Montemagno a un certo punto afferma, forse proprio per prevenire eventuali provocazioni: La formula in abstract, inoltre, non limita la possibilità di acquistare il libro originale, ma può rappresentare uno step verso un acquisto finale più consapevole, determinato a conoscere il testo in modo più approfondito e, in generale, a ritrovare interesse per la lettura.
Quindi per lui questa operazione non è volta a bypassare né l'acquisto del libro né la lettura integrale, ma a me sembra che invece i presupposti per queste due derive ci siano tutti.
Come se non avessimo mai usato un bigino a scuola! Si leggeva/studiava quello per non leggere/studiare il testo originale.
Eddai su. 

Chiaramente ora non è che voglia demonizzare 4books e sicuramente non è che gli italiani smetteranno di leggere per colpa di Montemagno, non sono solita addossare al mezzo la causa di un problema, ma questo processo di semplificazione che ha già investito i social network e che ci rende sempre più incapaci di comprendere, analizzare e magari riassumere (da soli) un testo scritto, applicato anche al libro (di formazione o meno) di certo non aiuterà in tal senso.

Ma del resto ho già faticato a digerire gli ebook, figuriamoci questo scollamento totale dall'oggetto libro (sia pur in formato digitale), quindi magari sono io.


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