Custodire gli spazi

Quest’anno a mia madre regalerò un calendario con foto di lei con me e mia sorella.
In una c’è scappato anche mio padre, ma questi son dettagli.
Ebbene per venire a capo dell’arduo compito di selezione delle fotografie da mettere nel calendario, ho dovuto spulciare in tutti gli archivi fotografici che ho (e vi assicuro che sono veramente tanti) e prevalentemente in quelli riguardanti le foto di famiglia, dove avevo, verosimilmente, più occasione di veder spuntare la faccia allegra di mia mamma.
Questo tuffo nel passato mi è servito, come si conviene ad ogni tuffo nel passato, ad esaminare, ora con occhi diversi e da una posizione squisitamente esterna, un madornale errore commesso nella mia precedente relazione.
Sfogliavo quelle foto “di famiglia” e immancabilmente, fatto salvo per il primo anno in cui, a Natale, prima ricorrenza “ufficiale” che incrociavamo, ci conoscevamo solo da 3 mesi, in tutte le altre foto figurava anche il mio ex.
Tutti i Natali, dal 2006 al 2010, insieme ai miei famigliari, compare anche lui.
Feste di compleanno, lauree di cugini, ferragosti, riunioni di parentado…c’è sempre anche lui.
Non sarà stato un po’ troppo? Manco fossimo sposati e con prole.
E non è una critica a lui. Ero probabilmente io ad invitarlo a tutte quelle ricorrenze, soprattutto i primi 2 anni, in cui abitavamo a distanza e avevamo meno occasione per vederci.
Né vuole essere un amarcord o un risentimento per essere “costretta” a ricordarmi di lui ogni volta che riguardo quelle foto, perché di lui mi ricordo ugualmente.
Tutto questo lungo cappello introduttivo perché, dunque?
Perché mi sono resa conto, riguardando quelle foto e guardandomi adesso, che negli anni sono diventata molto più gelosa dei momenti passati con la mia meravigliosa famiglia.
Sarà perché io stessa li vedo talmente poco che quando accade voglio il mio tempo, il mio spazio, voglio appagare la mia necessità di parlare con loro, di abbracciarli intimamente, di ridere di aneddoti e di ricordare cose insieme, attività che non sempre si possono fare alla presenza di qualcuno con cui non c’è un passato condiviso o un presente così intimo (magari con me sì, ma non coi miei parenti).
Forse è anche una conseguenza dell’iniziare una nuova relazione a trent’anni.
La consapevolezza del proprio sé. Della propria storia e delle proprie sicurezze; e del proprio equilibrio, per quanto precario, costruito tra lacrime e sangue.
E non si è più assolutamente disposti a metterlo in discussione o a condividerlo col primo che arriva.
Si diventa più territoriali, dopo i trenta. Più selvatici. Più protettivi.
O forse è solo l’effetto a scoppio ritardato della minaccia di mia mamma, che dopo l’ultima relazione andata male (che poi, detta così sembrano chissà quante, invece sono solo due) mi disse “Il prossimo portamelo in casa dopo il matrimonio, che sennò io mi affeziono sempre!
Sante, pazienti, meravigliose mamme.

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