Il mio alter ego


Informazione di servizio: ho creato la pagina Facebook del blog. Per fare le cose per bene avrei dovuto chiamare la pagina come il blog in modo da evitare confusioni, ma visto che ho un altro mezzo progetto in mente, ho pensato di scombinare un po' le carte in tavola e vedere cosa succede. Tanto non è che stamo a parla' dee visualizzazioni der blogghe daa Ferragni se mi scusate il romanesco, Elena Stancarella permettendo.

Dice ma perché una vita da Erica?
Eh perché.
Dovete sapere che Enrica è un nome incredibilmente meno diffuso di Erica (o Erika).
Da ragazzina lo odiavo. Mi sembrava un nome vecchio anche se all'epoca rifulgeva di notorietà grazie alla conduttrice televisiva nostrana Enrica Bonaccorti (classe '49), non certo personaggio di cui vantarsi per questa omonimia, ma almeno ogni tanto questo nome risuonava nelle orecchie delle persone tramite la televisione permettendone l'associazione inconscia quando a presentarmi ero io.
Caduta in disgrazia la Bonaccorti (che pare le abbia provate tutte per non finire nell'oblio, dandosi addirittura alla scrittura) questo nome germanico aspro alla pronuncia a causa di quel gruppo consonantico -nr proprio all'inizio, è sparito dai salotti televisivi finendo nel dimenticatoio.
Ed è qui che inizia la nostra storia.

- Ciao, io sono Paola, piacere.
- Piacere mio, Paola, io mi chiamo Enrica.
- Molto bene Erica, vieni da questa parte.

Ora. Sappiamo tutti che il momento delle presentazioni è un momento estremamente cruciale per l'essere umano. Lì si racchiudono secoli di ansie da prestazione, umiliazioni e casi di amnesia temporanea.
Allora ok, stretta di mano forte ed efficace per trasmettere sicurezza, non lisciare la mano che fai una figura di merda, contatto visivo, sorriso, niente mano morta che fa maniaco sessuale, oddio speriamo che non sia sudaticcia, ecco è sudaticcia cristo santo, ricordati il tuo nome, bene, ora un paio di scrollate energiche, perfetto. Wait...come cazzo ha detto che si chiama?
E va bene, capisco tutto, però un conto è non ricordarsi niente, un conto è sbagliare sistematicamente nome e sostituirlo sempre con uno stesso altro nome.
A tutte le latitudini in tutti i dialetti, a voce, per iscritto, sempre. 
Volendo escludere l'ipotesi che si tratti di un bieco piano ordito dalla perfida Enrica Bonaccorti che vuole che il suo nome scompaia con lei, la domanda mi sorge spontanea: ma che problema avete?
Da linguista mi tocca farvi notare, qualora non si percepisse già con la pronuncia, che l'accento tonico in Érica (o Èrica) è sulla E iniziale, mentre in Enrìca è sulla I a metà del nome. Com'è possibile che capiate sempre una cosa per un altra?
E spesso l'errore non svanisce con una correzione istantanea. Ci sono persone (vi giuro che mi è capitato), che si sono convinte che io mi chiami Erica e che tutt'ora mi chiamano così, salvo poi correggersi quando io gli rivolgo il mio tipico sguardo alla Marcie dei Peanuts.

Io tra l'incredulo e il rassegnato.
Ogni cazzo di volta.

I primi tempi lo trovavo estremamente snervante, mi sentivo perennemente straniera - di solito è all'estero che sbagliano sempre a pronunciare il tuo nome anche se in realtà quando ho vissuto a Madrid lo pronunciavano benissimo grazie alla somiglianza con Enrique, nome molto comune in Spagna - ero arrivata al punto di specificare sempre Enrica con la N quando mi presentavo, perché un conto sono le storpiature del cognome, fastidiose, ma meno frequenti (non è che stiamo sempre lì a dover ripetere il nostro cognome al mondo intero), mentre il nome... il nome ci definisce.
Il fatto che te lo scambino costantemente alla lunga ti porta a una crisi esistenziale.
Ma mi chiamerò davvero così? Come mai tutto il resto del mondo è convinto che mi chiami in un altro modo?

Ed è così che è nata Erica. La mia alter-ego.
Ho cominciato a darle una forma qualche anno fa. Me la immagino come una stronzetta prepotente che cerca sempre di prevaricare il prossimo. Ovviamente è molto bella e attira facilmente l'attenzione su di sé interrompendo ogni discorso e mettendosi sempre in mostra.
Di certo ha qualcosa da dire, e forse è venuto il momento di ascoltarla.

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