Chi non ha manie scagli la prima pietra

Come ho raccontato in Ti lascio l'indirizzo, ho avuto il mio primo cellulare nel 1999. Era un catorcetto con l'antenna da estrarre durante la telefonate per migliorare la ricezione e che in quanto a messaggi, poteva solo ricevere; non so se fosse proprio così il modello o se furono i miei a mettere un blocco, io so solo che per tutto il primo anno potevo solo chiamare o fare squilli, tanto che avevamo stabilito una sorta di codice per cui uno squillo voleva dire , due squilli no e tre squilli chiamami perché la risposta è più complicata. Essendo ancora immersa, sebbene per il rotto della cuffia, nei gloriosi anni '90, coda del mondo alla vecchia maniera e epoca in cui ancora si scriveva molto a mano e ci si mandavano le lettere, la prima volta che il mio cellulare raggiunse il limite massimo di memoria e non poté ricevere nuovi messaggi fintanto che io non ne avessi cancellato almeno uno, il dilemma si pose nitido davanti a me: rassegnarmi alla smaterializzazione della comunicazione e dissolvere i messaggi che avevo ricevuto fino a quel momento senza farne un dramma o, prima di procedere alla cancellazione dal dispositivo, annotarli su carta per archiviarli e conservarli?
Chi mi conosce sa già come andò a finire

E fu così che dal 1999 a tutto il 2011 riempii quaderni e quaderni di SMS (che ora sono diventati tre enormi raccoglitori ad anelli con fogli sciolti, cui ho provato più volte a dare un ordine e una numerazione, ma senza successo) annotando testo del messaggio, mittente, data e ora della ricezione. Tiravo una riga sotto ogni giorno e ricominciavo con il giorno successivo.
Mano a mano che i cellulari evolvevano e aumentavano capacità e funzioni, i testi dei messaggi diventavano sempre più lunghi (complice anche, ad un certo punto, il passaggio dall'essere a pagamento, all'essere completamente gratuiti) le considerazioni si facevano più articolate e complesse, l'italiano recuperava la propria forma estesa e regolare, liberandosi da tutte quelle odiose abbreviazioni che avevano trovato ragion d'essere nel dover comprimere, in 160 caratteri (pena il dover mandare un altro SMS spezzando la vis argomentandi e soprattutto pagare doppio) un ragionamento che spesso ne necessitava di più.
Si potrebbe davvero ricostruire una storia della comunicazione digitale, attraverso i miei raccoglitori.  Si passa appunto dai primi messaggi brevi e in numero limitato al giorno, ai periodi in cui si potevano attivare alcune promozioni (per la gioia dei malati di vecchie réclame come me, vi regalo lo spot della Christmas Card della Omnitel del 2001 con l'immancabile Megan Gale) che permettevano di inviare gratuitamente prima 100 e poi, col tempo, un numero illimitato di messaggi al giorno; fino ad arrivare agli ultimi anni precedenti all'avvento degli smartphone, in cui ormai in ogni piano tariffario erano previsti SMS illimitati e gratuiti tutto l'anno.

Ma oltre che una sorta di memoria storica (sia nella forma che, per me, nei contenuti) il mio "archivio speciale" è stato, per anni, uno spauracchio per amici, amiche ed ex fidanzati, era cosa nota che in casa mia ci fosse una copia, nero su bianco, di tutto quello che era stato scritto da chiunque e diretto a me. E tra chi mi chiedeva di consultarlo e chi mi pregava di distruggerlo, l'archivio è ancora lì, protetto dalla privacy e disponibile solo a me. Ma nemmeno io li apro più tanto spesso, ormai, quei raccoglitori. Mi sono tornati sotto gli occhi recentemente perché per motivi di spazio li ho trasferiti da casa di mia madre a casa mia. E così, un pomeriggio, li ho riaperti e mi sono resa conto che la duplice faccia dei ricordi è sempre lì, a strapparti un sorriso dolcemente malinconico leggendo una pagina di messaggi e a sferrarti una stilettata al cuore alla pagina successiva.
Così, poiché non più protetta dai 200 km di distanza che li tenevano separati da me fintanto che erano rimasti a casa di mia madre, qui in casa mia li ho sepolti in un armadio/cassettone con apertura dall'alto, dietro il divano decisamente di scomodo accesso, così che la prossima volta che mi verrà voglia di sfogliarli, possa la mia pigrizia avere la meglio (di solito è così).

L'avvento degli smartphone e di whatsAPP, che corruppe la mia mania d'amanuense con la possibilità di scrivere veri e propri poemi e, di recente, registrare addirittura messaggi vocali, sebbene sulle prime accese un lume di follia dentro di me inducendomi a pensare che adesso, con la modalità chat, avrei potuto tenere nota anche di tutto quello che scrivevo io (mentre prima, i messaggi inviati non li avevo mai tenuti in considerazione perché, benché esistesse una funzionalità che li salvava nella memoria del telefono - pena però l'avere meno memoria per i messaggi ricevuti - io non la impostai mai) alla fine, tornata in me, mi resi conto che quell'innocua e per molti versi utilissima applicazione, scompaginava completamente il metodo che avevo tenuto fino a quel periodo nell'archiviazione, ma soprattutto permetteva di produrre una tale quantità di materiali che, complice il fatto di essere anche sotto tesi magistrale in quel periodo, non avevo il tempo materiale di trascrivere a mano. Non nego che un po' per amore di completezza e un po' per la mia ossessiva mania di raccogliere e conservare i ricordi, mi dispiace che sia finita così e un po' dell'acredine che nutro per queste nuove tecnologie di comunicazione istantanea viene anche dalla mia incapacità di far fronte a questo cambiamento epocale. Per cercare di calarvi nel mio dramma, provate anche solo a pensare all'archivio dei messaggi ricevuti VS le varie chat di whatsAPP: con gli SMS c'era un unico criterio temporale, con whatsAPP (ma anche i nuovi archivi degli SMS sono organizzati così) è sì temporale, ma solo all'interno della singola chat, quindi se volessi risalire a cosa mi ha detto Tizia cinque giorni fa e se me lo ha detto prima o dopo che Caio mi dicesse un'altra cosa, dovrei entrare dentro due chat diverse, recuperare i due messaggi e confrontarne le date.
Mi rendo conto che queste sono sottigliezze che a una persona normale probabilmente non verrebbero nemmeno in mente, ma io, che annotavo i messaggi cronologicamente in ordine anche orario, non sarei mai riuscita ad adattare il mio metodo di archiviazione, a un metodo che raggruppa tutti i messaggi delle singole persone. Risalire in ordine cronologico a chi mi aveva scritto cosa e quando sarebbe stato un lavoro immane considerando che avrei dovuto estrapolare da whatsAPP dei dati (i messaggi) organizzati secondo un criterio completamente incompatibile col mio. Criterio che, intendiamoci, per la fruizione e l'utilizzo dell'app è ottimo.
E quindi niente, ho mollato il colpo lasciando fagocitare alla rete tutto ciò che dal 2011 mi è stato scritto. So che si può fare il backup delle conversazioni per ogni singola chat, ma a parte che questa funzione non era disponibile fin dall'inizio e quindi avrei comunque dei buchi, ma poi, come avrete inteso, sono un po' maniacale su questo punto e quindi, non sarebbe la stessa cosa.

Mi consolo sapendo che se dovessi diventare famosa, prima o poi potrei finire in un libro come quello che ha scritto nel 2015 Geminello Alvi: "Eccentrici" di cui parlo qui.


Commenti