Nuovo Ordine Mondiale

Anno solare 14 del Terzo Millennio.
154° giorno di Resistenza.

C'è stato un tempo in cui ero una persona serena.
Ho passato l'infanzia nell'ignoranza e così gli anni a venire, fino al 2011.
Ero davvero serena, camminavo scalza, non ero ancora ingobbita dall'ansia febbrile del pattugliamento di ogni angolo della casa e andavo in bagno di notte senza problemi di sorta.

Il trasferimento a Roma inizialmente non sembrò recare particolari squilibri a questa serenità interiore.

Tutto cominciò quando tornai da Madrid e dovetti cambiare casa.
Il nuovo alloggio, un settimo piano nella periferia sud di Roma, era vuoto da qualche mese e aveva gli ovvi problemi di tutti gli alloggi vuoti: polvere accumulata, pareti da ritinteggiare, formiche qua e là...ma non avremmo mai immaginato che celasse quel che in seguito si configurò come il nostro peggiore incubo. 
Qualcosa che cambiò il corso delle nostre vite e azzerò la serenità di quegli anni.

Dapprima mia sorella urlò.
Una mattina, mentre si stava rimettendo gli stivali, lasciati sul terrazzo per la notte, una sentinella del battaglione di cui poi incontrammo altri elementi, cadde dallo stivale stesso, causando panico e terrore.
Il ritrovamento di altre due, forse un'esploratrice e un cecchino non ci lasciò alternativa.
Scegliendo la strategia di non fare prigionieri - era necessario un atto dimostrativo - ci rivolgemmo a una tattica difensiva che prevedeva l'utilizzo di polveri bianche con cui cospargere il perimetro interno della casa, cosa che effettivamente ci mantenne al riparo da ulteriori incursioni negli anni a venire.
Ma ormai eravamo venute a conoscenza della potenza della loro armata.
Sapevamo che si stavano solo riorganizzando per sferrare poi un attacco più efficace.
E qualcosa dentro di noi si era spezzato. 
Ormai sapevamo di non essere più al sicuro da nessuna parte.

Venne l'estate e Roma si popolò di legioni del Male in ogni angolo della città.
Le zone umide e il putridume dell'immondizia erano i loro quartier generali, da dove preparavano piani di conquista per l'intera Capitale.
Se ne vedevano dappertutto, ormai non uscivano più solo la notte, in sordina, con la complicità del buio, no.
Ormai se ne vedevano interi battaglioni anche in pieno giorno, marciare compatti verso nuove abitazioni, verso palazzi abbandonati, per colonizzarli e aumentare sempre di più la loro zona di controllo.
La velocità che riuscivano a raggiungere quando venivano sorprese da qualche umano che, nella migliore delle ipotesi, scappava schifato, era impressionante.
E quel ticchettìo...
Il tramestio di mille zampette coordinate s'imprimeva nelle menti di tutti noi, lentamente, dapprima come un suono fastidioso, poi come un brusio di sottofondo costante, che faceva rabbrividire e infine come un metronomo che scandiva il tempo che separava un avvistamento da un altro. 

Il trasferimento coatto a Milano, seppur accolto con grande amarezza, mi diede per qualche giorno l'illusione che nella fredda Capitale del Nord non avrei avuto di che preoccuparmi troppo in merito alla Nera Orda che giungeva da Sud e che in ogni caso avrei avuto tempo per organizzare una difesa efficiente.
Niente di più sbagliato!
Una cara amica trasferitasi qui prima di me mi aveva già avvertita di qualche avvistamento in casa sua, l'ultimo era stato talmente aggressivo da costringerla a non abbandonare il letto - opportunamente collocato su un alto soppalco - e a chiamare soccorsi.
Ebbi a comprovare che non esagerava affatto.
Durante un breve soggiorno presso la sua dimora, un provvidenziale allagamento del bagno ci permise di stanare una delle loro sentinelle di guardia che aveva allestito un accampamento stanziale proprio in quel luogo.

Ormai non c'era più niente da fare.
Di notte avevo incubi su una colonizzazione a livello mondiale, in cui gli esseri umani sarebbero stati ridotti in schiavitù e i più fortunati costretti a ritirarsi in caverne e nutrirsi di radici.
Mi sentivo loro preda in ogni momento, me le sentivo addosso, fameliche, ne sentivo lo scalpiccio nelle orecchie tutto il giorno.
Quando presi casa ero già ormai prossima alla paranoia patologica e la prima cosa che chiesi agli inquilini, prima ancora di firmare il contratto, fu se ci fossero stati avvistamenti nell'ultimo anno, consapevole che ormai la guerriglia impazzava in ogni quartiere.
Non c'era modo di fermarle.
Nemmeno la loro risposta negativa mi tranquillizzò.
Io sapevo che sarebbero arrivate.
E mi avrebbero divorato il cuore.
Era solo questione di tempo.

E il tempo passò. E loro arrivarono.
Puntuali come la Morte di cui sono Ancelle.
Se a Roma avevano potuto assediare un settimo piano, nulla avrebbe impedito loro di impadronirsi del misero secondo piano da cui vi sto scrivendo.
I miei coinquilini hanno abbandonato la base, sono partiti con un pullman di sopravvissuti verso il freddo artico, laddove pare che esse non possano sopravvivere, ma io non ho più niente da perdere ormai.
E' diventata una battaglia personale.
Non potrei accettare di ritirarmi ancora più a Nord, provare a ricostruirmi una vita per poi dover di nuovo abbandonare tutto. No.
Sento che se non le affronterò a viso aperto, una volta per tutte, non me ne libererò mai.
E la libertà è l'unico bene che conta, ormai.
Le provviste sono finite da giorni, e ho il terribile presentimento che la loro presenza in questo stabile abbia ormai avvelenato anche l'acqua.

Sono ormai barricata in casa da quattro giorni, ho con me ogni arma utile allo scopo, spray, polveri, trappole, veleni vari.
Le sto aspettando.
Se state leggendo questo mio scritto, vuol dire che mi hanno presa e che potrebbero ancora aggirarsi in casa.
Fuggite!



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Le immagini sono tutte prese dallo splendido fumetto "Blatta" di Alberto Ponticelli - Leopoldo Bloom Editore.

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