Non avrete una goccia di sangue



Ogni tanto mi dimentico di dove mi trovo.
Mi lascio cullare dalla gentilezza di un istante, m’illudo nella disponibilità sorridente, abbasso la guardia e mi dimentico che voi avete idee chiare, obiettivi categorici da ottemperare e retorica suadente per perseguirli.
E mi dimentico, ingenua - ma l’ingenuità è peccato mortale - della vostra pervicacia e della vostra spontanea sottomissione a un sistema che ora vi vuole ben disposti, piuttosto che burberi; disponibili, piuttosto che intransigenti; apparentemente comprensivi, piuttosto che ciecamente ottusi.
E questo perché è perfettamente funzionale al disegno più grande.
Quasi vi si crede, quando, con un sorriso concedete un permesso o un cambio turno.
Quasi vi si crede.
È per questo che la libbra di carne che avete preteso oggi, a cambio - pur senza dirlo, ché non si può svelare la natura capitalista della vostra gentilezza - dei due giorni di malattia fatti la settimana scorsa, è giunta inaspettata e quasi volgare alle mie orecchie ingenue.
Ma non avrete una goccia di sangue.
Non mi convincerete mai che tutto questo sia giusto o  necessario.
Perché non lo è.
Non avrete la mia rassegnazione.
Continuerò a sapere da che parte sto.
E da che parte state voi.
Avrete solo la carne secca che mi strappate, ad ogni ricatto, che è tale, per quanto piccolo vi possa sembrare.
Ma non avrete una goccia di sangue.

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