"E lo obbligavo a dirmi sempre sei bellissima"

Ero in autobus, mentre tornavo a casa dalla mostra dei marmi di Rodin, quando, all'improvviso, le cuffiette del mio lettore mp3 mi rimandano la voce raschiata della Berté che canta "Sei bellissima" e mi viene l'idea per un post.
Sulla via di casa, una volta scesa dall'autobus, avevo già cambiato idea, però mi sentivo sta cosa qua, quella tipica sensazione che mi viene quando voglio fare un post, ma non ho ancora capito bene di cosa voglio parlare.
Poi stasera qualcuno mi ha detto che "i veri scrittori lavorano di notte" e quindi ho deciso di dare un po' di lustro alle mie velleità da scrittrice, che ultimamente s'erano nascoste sotto il letto, e buttare giù qualcosa.

C'è M. che è tanto bella. Bella da mozzare il fiato, dicono. Ed è bella da sempre. Da quando, da piccola, aveva i boccoli abboccolati benissimo e i capelli biondissimi e quello sguardo da puttino del Mantegna e quelle guanciotte bùbùbù. E poi era bella anche alle elementari, quando la mamma le arricciava i boccoli che, crescendo, s'erano un po' ammosciati, ma mamma glieli rifaceva uguali uguali a quando era piccina e così M. nelle foto di classe era sempre la più bella. E poi era bellissima e perfetta anche per quell'audizione per quel programma televisivo dove il fotografo le chiedeva di mettersi in pose provocanti perché era bella, era così bella che bucava l'obiettivo. E per M. sentirsi dire che è bella è normale perché lei è proprio bella e quasi si stupisce se qualcuno non la nota, tutta questa bellezza, o la ignora e la tratta come se fosse una qualsiasi, e M. si arrabbia, e non capisce a che cosa le serva, allora, tutta questa bellezza, se non riesce ad ottenere quello che vuole.

E poi c'è B. che pure è bella. E' quella bellezza un po' più trasandata, un po' più "No, ma io mi preparo in cinque minuti, chi ha tempo di svegliarsi prima per truccarsi la mattina?". E B. non lo sa bene quant'è bella. E comunque non gliene frega niente, perché l'apparenza conta fino a S.Stefano, dice, e poi comunque prima o poi invecchi e diventi brutta e quindi non ha senso affannarsi. Anche perché per farsi bella, B., che non lo sa che è così bella anche lei, come M., dovrebbe rubare tempo ad altre attività decisamente più utili che passar tempo con un mascara in mano. E quindi B. si veste un po' come capita però legge tantissimo, scrive su un blog e fa volontariato e forse le schifa un po' quelle come M., che non pensano ad altro che a mettersi lo smalto nuovo e a farsi la messa in piega, le compatisce, poverine, che non hanno altro a parte la loro bellezza. E non lo sa, B., che M. sa parlare 4 lingue ed è bravissima ad organizzare gli eventi, e M. invece sa di saper fare quelle cose, ma non sa a che cosa le servano, anzi, si maledice per aver fatto l'università, che tanto in questo paese studiare non serve a niente.

E poi c'è V. che è una tosta tosta. Anche V. è bella. E' una bellezza selvatica, con quel taglio corto corto e gli occhi che cercando di leggerti dentro. Sempre in jeans e maglietta, guai a dire a V. che potrebbe esaltare la sua bellezza vestendosi con abiti più femminili. E' in grado di scatenare una rivoluzione. Perché per V. le donne sono tutte vittime di una cultura patriarcale che ha innalzato l'aspetto fisico a valore unico e supremo e bisogna spezzare questa catena e ribellarsi, non farsi relegare al ruolo di bambolina muta. E V. infatti chiacchiera. Chiacchiera un sacco. E gestisce un centro d'ascolto per donne vittime di violenza, e insegna alle donne a non rispondere a schemi imposti dalla televisione o dalla società, insegna alle donne a pretendere di essere accettate così per come sono, anche senza trucco, grasse, non curate... "Sennò mettetevi in testa che non vi ama!" predica V., che non si ricorda più quand'è stata l'ultima volta che un uomo si è sentito a suo agio nel dirle "Sei bellissima" senza temere, paradossalmente, di offenderla.

A. bella non è, ma quando canta ti lascia a bocca aperta, e c'è G. che, per via delle ultime battutine in ufficio, non sa ancora se l'abbiano assunta perché è davvero brava come contabile o perché ha le tette grosse, e L. che si tira su leggermente la gonna prima di entrare a fare l'esame, non gliene frega un cazzo che le dicano che è bella, basta che il prof. la promuova; al contrario, P., ha bisogno di sentirsi la più bella sempre, la più bella della classe, la più bella della festa, la più bella d'Italia, e sta facendo le selezioni anche se ora Miss. Italia sta su LA7 e avrà meno visibilità, e non mangia più, che magari diventa un'attrice o una modella ed è talmente bulimica di complimenti che non le interessa più se chi glieli fa sia sincero o meno.

Ma bella come, poi?
Bella dentro?
Bella fuori?
Bella e basta?
Bella e stupida?
Non è bella, ma è simpatica?

"Sei bellissima".
Non bella.
Bellissima.
Superlativo assoluto.
Di quelli pronunciati con un tono sussurrato, scuotendo impercettibilmente il capo, come nel gesto di rassegnarsi ad una certezza ineluttabile e con sguardo un po' incredulo, proprio di chi non è certo che quel che vede sia la realtà.

Io questa sensazione me la ricordo.
Mi spiegate dopo che cazzo è successo?

Mi ritiro nelle mie stanze (soppalcate) e prometto che tolgo la Loredana e la Mia dal lettore mp3.

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