Erbolibreria - Puntata 4 - Il ciliegio

Bentortati e bentornate alla nostra rubrica domenicale di erbolibreria: una pianta e un libro.
Ormai ho preso l'abitudine di pubblicare il post di questa rubrica in serata, vi immagino sedut
ə in relax sul divano, con la copertina sulle gambe a leggere un buon libro o guardare qualche film, godendovi gli ultimi sprazzi di weekend.

Settimana 3: 18 - 24 Gennaio

Pianta della settimana: CILIEGIO


Questa settimana tocca a una pianta bellissima!
Candido in primavera e rosso vermiglio in estate, il ciliegio, della famiglia delle Rosacee, è un albero magnifico, dal portamento elegante, capace di raggiungere anche i 20 metri di altezza.
La sua fioritura abbondante, dal bianco al rosa, segna l'inizio della primavera. Il suo legno, di colore bruno rosato, è sempre stato molto ricercato dagli ebanisti come materiale da intarsio e per la fabbricazione di mobili. Il suo frutto delizioso, ha permesso di vedere la luce al kirsch in Germania, e allo sherry in Inghilterra. 

Comunemente, sono due le specie di ciliegio che conosciamo e che coltiviamo in tutta Europa: il ciliegio dolce (prunus avium) e il ciliegio acido (prunus cerasus).
Il ciliegio dolce è detto "degli uccelli" perché i volatili, merli e tordi in primis, ma non solo questi, gradiscono molto i suoi frutti carnosi. Ed è proprio grazie a loro che le nostre campagne sono costellate da queste splendide piante, visto che ne seminano i noccioli un po' ovunque! Dei frutti caduti a terra si cibano poi tassi, martore, faine, volpi e tutti i piccoli roditori del bosco.
È la varietà che raggiunge altezze più importanti, ha il tronco eretto, il legno è profumato e la corteccia è lucida e liscia. Ha frutti di piccole dimensioni con piccoli noccioli che, come dicevamo prima, sono molto bene adattati alla dispersione ad opera degli uccelli frugivori.
Il ciliegio acido è invece un alberello più modesto, alto fino a un massimo di una decina di metri, ma spesso ridotto a cespuglio. È ampiamente coltivato nei Balcani e, meno diffusamente, in altre zone del centro e occidente europei, dove può trovarsi naturalizzato. È presente in tutta Italia, ma quasi certamente solo come pianta introdotta. I suoi frutti sono le amarene.

Oltre a queste specie principali, sono considerati commestibili anche i frutti di altre specie come il ciliegio cespuglioso, completamente selvatico; il ciliegio canino, diffuso in alcune zone europee; il ciliegio a grappoli, specie boreale ad ampia diffusione eurasiatica; il ciliegio di Nanchino della Cina; il ciliegio orientale, diffuso in Cina, Giappone e Corea; il ciliegio della Manciuria originario del Tibet, Cina e Corea; il ciliegio nero del Nord America, naturalizzato anche in Europa; il ciliegio della Virginia, ancora nordamericano. Nessuna di queste specie sembra essere coinvolta nell'origine dei ciliegi coltivati in Europa, nonostante qualcuna venga utilizzata per il frutto in altre parti del mondo o sia stata localmente impiegata come portainnesto. 
Altri ciliegi sono invece coltivati per ornamento, soprattutto per la profusione di fiori primaverili.
Insomma una pianta decisamente prolifica!

Il ciliegio, soprattutto la sua varietà dolce, cresce spontaneamente nei boschi di latifoglie di gran parte d'Europa, dall'Atlantico fino alla Russia e quasi tutti i botanici ritengono che sia giunta in queste zone nel tardo Glaciale per diffusione spontanea dai rifugi pontico-caucasici.
L'utilizzo da parte delle antiche popolazioni si limitava alla raccolta dei frutti direttamente dalle piante selvatiche. Le ciliegie sono infatti presenti da sempre nella dieta umana e ne abbiamo evidenza nei noccioli rinvenuti in numerosi scavi nei villaggi palafitticoli dei laghi prealpini.
La prima fase di domesticazione della pianta consistette nella selezione degli individui con frutti di maggiore dimensione fino piano piano ad arrivare a una vera e propria coltura del ciliegio che si diffuse in Egitto fin dal VII secolo a.C. e successivamente in Grecia (è citato da Teofrasto, filosofo e biologo greco del IV secolo a.C.). 
Le prime testimonianze della sua presenza in Italia risalgono invece al II secolo a.C. quando Varrone che ne descrive le tecniche colturali e in particolare l'innesto per propagare le varietà più pregiate. Più tardi, Plinio il Vecchio ne descrisse dieci varietà nella sua Naturalis Historia attestando che una volta arrivato in Italia, il ciliegio venne diffuso in tutte le province europee con tale rapidità che in soli 120 anni era già giunto nel settentrione del continente e in Britannia.

Nell'alimentazione romana, e non solo, le ciliegie rimasero a lungo un cibo di lusso. Esse venivano normalmente consumate fresche, ma potevano anche essere essiccate al sole e riposte in barili, come si faceva con le olive. Nel Medioevo, soprattutto nel periodo delle invasioni barbariche, la coltivazione del ciliegio attraversò un periodo di grave crisi, conservandosi in pratica solo nei giardini dei monasteri e nelle corti fortificate. Nell'Inghilterra normanna il ciliegio tornò ampiamente in auge a partire da varietà francesi, dopo il totale abbandono avvenuto del periodo sassone. 

C'è una leggenda che dice che tempo fa, una delle favorite spagnole dell'emiro Abd al-Rahman I, fu colta dalla malinconia. Chiese al suo califfo di vedere la neve in aprile. Per soddisfarla, egli la condusse in una valle sperduta, nella Sierra de Gredos, nell'attuale regione dell'Extremadura. Alla vista del tappeto di fiori bianchi formato da migliaia di ciliegi in fiore, la giovane scordò la propria malinconia. Il giovane re, allora, ordinò che nel suo giardino fosse piantato l'albero che aveva restituito il sorriso alla sua amata.

Ma come lo usiamo in fitoterapia? Sarò riuscita a farmi la mia solita tisana?
Ebbene leggendo un po' qua e là, per adesso in maniera del tutto autodidatta (ma studi più approfonditi arriveranno, piano piano), ho scoperto che ai peduncoli delle ciliegie vengono associate proprietà drenanti e vitaminiche. Ora, come al solito non avendo nessuna competenza non mi sento di darvi nessun tipo di consiglio terapeutico, però il decotto è buono, ora vi dico come l'ho preparato.

Innanzitutto mi sono procurata dei peduncoli di ciliegia essiccati (io ho comprato quelli che vedete nella foto qui accanto), ma quando è stagione di ciliegie si possono anche conservare i peduncoli del frutto fresco e lasciarli essiccare un giorno o due al sole. Poi ho fatto bollire in un litro d'acqua 20 grammi di peduncoli per 3 minuti; poi ho spento il fuoco e li ho lasciati in infusione per altri 3 minuti. A questo punto ho filtrato il tutto e ho versato il decotto in un thermos che mi sono bevuta lungo l'arco di tutta la giornata.
Oh...diuretico è diuretico, posso assicurarlo!

Per quanto riguarda le letture c'è veramente da sbizzarrirsi, quella del ciliegio è una pianta davvero molto amata, ispiratrice di poesie e racconti delicati, come delicati sono i suoi fiori in primavera, e non sapendomi decidere, vi propongo tutti e quattro i libri che più mi hanno colpita nella mia ricerca bibliografica sui ciliegi. Due sono libri di narrativa e due sono libri per ragazzə.
Premetto che non li ho letti, mi sono lasciata ispirare.


Il guardiano della collina dei ciliegi
di Franco Faggiani

Ispirato a una storia vera, questo libro ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.

Shizo venne notato giovanissimo per l'estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell'Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l'imperatore alla guida del paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l'Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. A Stoccolma, Shizo, già in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e sparì nel nulla dandosi alla fuga. Intrecciando realtà e fantasia, il romanzo di Franco Faggiani descrive la parabola esistenziale di un uomo che, forte di una rinnovata identità, sarà pronto a ricongiungersi con il proprio destino saldando i conti con il passato. Cosa c'entra questa storia con il guardiano della collina di ciliegi? Questo sta a voi scoprirlo.


Passione Sakura - La storia dei ciliegi ornamentali giapponesi e dell'uomo che li ha salvati, di Naoko Abe

La fioritura dei ciliegi ornamentali, celebrata ogni primavera con il rito dell'Hanami, è per i giapponesi un momento importantissimo, che coincide e accompagna l'inizio di nuovi cicli come l'anno scolastico o quello lavorativo. Una festa estremamente sentita e partecipata che, con l'incanto della sua bellezza, ha ormai conquistato il mondo intero. Ma quello che sembra l'esclusivo risultato di un fenomeno del tutto naturale, nasconde in realtà una storia straordinaria che vede come protagonista un eccentrico gentiluomo inglese, e raffinato botanico, Collingwood – detto «Cherry» – Ingram. È a lui, e alla sua grande passione per i fiori di ciliegio, i sakura, che si deve la sopravvivenza dei ciliegi giapponesi, la loro varietà e la capillare presenza nel paese.
Naoko Abe ne ricostruisce la vicenda: i suoi viaggi in Giappone; il suo rendersi conto di come i ciliegi locali si stiano estinguendo lasciando posto a un'unica varietà clonata che s'impone nel paesaggio diventando il simbolo delle ambizioni espansionistiche imperiali, mentre altre varietà rare e spettacolari sono ormai del tutto scomparse; i suoi tentativi di spedire in Giappone varietà curiosamente ancora presenti nel suo giardino inglese. Il libro di Naoko Abe ci rende partecipi della vita di questi fiori, da emblema dei fasti della corte imperiale, a simbolo della vita effimera dei sudditi nei giorni bui della Seconda guerra mondiale, fino all'attuale fascinazione collettiva per un appuntamento iconico.


La distanza tra me e il ciliegio, di Paola Peretti

Mafalda ha nove anni, indossa un paio di spessi occhiali gialli e conosce a memoria II barone rampante di Italo Calvino. Scappa dai professori arrampicandosi sul ciliegio all'entrata della scuola insieme a Ottimo Turcaret, il fedele gatto che la segue ovunque. Su quel ciliegio, sogna perfino di andarci a vivere, ma tra pochi mesi non lo potrà più vedere perché i suoi occhi si stanno spegnendo e un po' alla volta, giorno dopo giorno, diventerà cieca. È una bambina curiosa e l'idea di rimanere al buio la spaventa: per questo tiene un diario in cui annota le cose che non potrà più fare, come contare le stelle e giocare a calcio con Filippo, il bullo della classe che parla solo con lei. Grazie all'aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, Mafalda capisce che un altro modo di vedere è possibile. Impara a misurare la distanza dal ciliegio accompagnata dal profumo dei fiori e comincia a scrivere un nuovo elenco: quello delle cose a cui tiene e che riesce ancora a fare.
Questa è la storia di Mafalda, ma è anche quella di Paola Peretti, una scrittrice dalla forza contagiosa, che ha voluto scrivere il suo primo romanzo quando ha saputo di avere una grave malattia agli occhi. Un libro che ci insegna a vedere ciò che ancora non esiste, a lottare per i propri sogni.
Età di lettura: dai 9 anni


Mio nonno era un ciliegio, di Angela Nanetti

Tonino ha quattro nonni, due dei quali vivono in campagna, sono degli splendidi e affettuosi anticonformisti e lo amano per il bambino che è. La nonna Teodolina massiccia, imponente e sorridente, il nonno Ottaviano strambo e orgoglioso. Insieme avevano dato vita a Felicità, la mamma di Tonino, e avevano piantato un albero di ciliegio; bambina e albero crescevano assieme e i nonni se ne prendevano cura perché il ciliegio era come un secondo figlio e piangeva e rideva come un bambino. Del resto “Se gli alberi respirano, perché non dovrebbero anche ridere?”.
Quando la nonna Teodolinda muore, il rapporto tra il nonno Ottaviano e Tonino diventa ancora più forte, unico, senza fronzoli e pieno. Ma interviene uno sfortunato evento: il Comune vuole togliere la terra al nonno, e tagliare il ciliegio. Riusciranno Ottaviano, Tonino e Felicità a salvare quel simbolo della loro memoria familiare?
Età di lettura: dai 7 anni.

Io vi auguro buona tisana, buona lettura e a domenica prossima!

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