Norwegian Wood - Murakami Haruki

Norwegian Wood
Murakami Haruki

GENERE: Narrativa

PAGINE: 374

PRIMA EDIZIONE: 1987

CITAZIONE:  "All'improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa".

IN A NUTSHELL: Un romanzo delicato e malinconico che ci catapulta nell'indeterminatezza dell'adolescenza e nelle inquietudini che soggiaciono sempre al conflitto tra il voler essere parte di qualcosa e l'impulso irrinunciabile e vitale di essere accettati per ciò che si è.

 VOTO: ⚫⚫⚫⚫⚪


Tōru, ormai trentasettenne, racconta, in un flashback lungo tutto il libro, la storia della  sua travagliata educazione sentimentale ai tempi in cui era un giovane studente universitario. Nel presente si trova su un Boeing 747 che ha appena cominciato la sua discesa per Amburgo. Dalle prime, poche e uniche, pagine ambientate nel presente, non si capisce se stia tornando a casa o se sia in visita a qualcuno, ma la narrazione si allontana immediatamente da quel volo in aereo per scivolare placida verso un prato di montagna, immerso nel silenzio, dove un Tōru poco più che ventenne, passeggiava sereno con la sua Naoko.

Una piccola curiosità sul titolo: inizialmente Norwegian Wood doveva essere un racconto lungo, compatto, delicato e malinconico e il titolo che Murakami aveva in mente all'inizio, rispecchiava queste caratteristiche: Ame no naka no niwa, ossia Giardino sotto la pioggia, in omaggio a una sonata di Debussy.
Ma molto presto l'autore si rese conto che la storia stava prendendo vita propria e che le vicende di Tōru stavano straripando rispetto a quell'intimo giardino che aveva immaginato. Da lì la decisione di cambiare il titolo in quello che oggi conosciamo (la prima edizione italiana, tuttavia, venne pubblicata col titolo Tokyo Blues, perché suonava bene in italiano e inoltre riprendeva gli infiniti riferimenti musicali che costellano il libro).

La delicatezza e il taglio intimistico sono comunque rimaste come cifre principali di questo romanzo che indaga la luce e l'ombra di ogni essere umano attraverso la lente d'ingrandimento dell'adolescenza, periodo in cui maggiormente ci sembra di non sapere chi siamo.
La trama non è particolarmente complessa, né estremamente avvincente, i punti di forza della narrazione sono piuttosto la forte introspezione psicologica dei personaggi e una narrazione che plana leggera sulle vicende, a volte crudeli, che accadono agli stessi.
Trasferitosi a Tokyo per studiare, Tōru prende alloggio in un collegio maschile. Un giorno, sulla metro, incontra per caso, dopo anni che non la vedeva, Naoko, sua amica di vecchia data ed ex-fidanzata del suo di allora migliore amico. I due cominciano una frequentazione minata dal passato che lotta per tornare a galla, ma che i due cercano in tutti i modi di soffocare. I lunghi silenzi di Naoko e i suoi sporadici discorsi sconnessi inteneriscono e al contempo fanno presagire ombre che si allungano minacciose sulla relazione dei due ragazzi.
Intorno a Tōru e Naoko si dipana una carrellata di personaggi che incrociano le vite di uno e dell'altra a vario titolo e in diversi momenti, dai compagni di università o di collegio di Tōru, che, ora per emulazione, ora per contrasto, lo aiuteranno nella difficile impresa della formazione di una propria personalità, alla compagna di stanza di Naoko nell'istituto psichiatrico in cui verrà accolta; altri restano sullo sfondo, ma a volte anche da lì riescono a pesare come macigni e ad influenzare pensieri ed azioni di altri personaggi, come per esempio Kizuki, l'ex-fidanzato di Naoko.
La narrazione è delicata anche quando tratta gli snodi più cupi del libro, lo stile è asciutto, chiaro e lineare, ma soprattutto non è mai ammiccante, complice, insomma, non cerca di strizzare l'occhio al lettore con frasi ad effetto o descrizioni strappalacrime. Murakami resta sempre lucido, anche nei momenti narrativi più disperati.

In una metafora che unisce il microcosmo interiore di ciascuno alla macrocosmo della narrazione complessiva del libro, i quattro personaggi principali incarnano, a mio avviso, quattro stagioni della vita: Naoko è ferma all'inferno dell'adolescenza, dove, nella lotta intestina che si agita ogni giorno in lei, non riesce ancora a scontornare le sagome dei pezzi di un futuro che non sa come costruire; Tōru è la giovinezza, appena uscita dal limbo dell'adolescenza, che in modo a volte un po' insincero e opportunista, prende tutto quello che gli capita, ancora incapace di fare una cernita su ciò che vuole attaccarsi davvero addosso e ciò che vuole collocare nel diverso da sé; Midori è l'età adulta e consapevole che, ben lungi dall'aver imparato a prendere solo buone decisioni (ma ci sono davvero, poi, buone e cattive decisioni?) sprizza vita da ogni poro, affronta le sue paure ed è capace di reagire in maniera funzionale alle cose che le accadono. Reiko è la saggezza della vecchiaia (non che il personaggio nel libro sia vecchio, intendo metaforicamente), quello stato pacifico in cui non devi più dimostrare niente a nessuno e in cui, riuscendo a guardare le cose dall'alto, puoi finalmente concederti un po' d'indulgenza verso te stessa.

Ci sono due aspetti che mi hanno particolarmente colpita: uno è l'assenza di consolazione, non ci sono finali felici dove tutto andrà bene. Ci sono uomini e donne, con i loro demoni e le loro paure, c'è chi morde la vita e come un ariete travolge tutto quello che incontra sulla sua strada, e c'è chi, per una congiuntura di fattori, o per un momento disperato, molla il colpo e si lascia andare. Ma non c'è giudizio, da parte di Murakami, non c'è una classifica di chi ha vissuto bene e di chi ha vissuto male. Ed è curioso perché quello di fare sempre la scelta giusta è il tarlo che accompagna Tōru praticamente dall'inizio alla fine del libro. L'altro aspetto che mi ha molto colpita è l'assoluta familiarità con la morte. Non voglio svelare troppo, ma è davvero una presenza quasi tangibile in questo libro. Non so se sia così per tutti i romanzi di Murakami, perché per ora ho letto solo questo, ma è facile che sia così, perché questa è una caratteristica tipica dell'Oriente. E in realtà il culto e la "normalizzazione" della morte è qualcosa che affonda le radici in quasi tutte le tradizioni, popolari, anche in Occidente; purtroppo qui da noi abbiamo cominciato piano piano a nascondere quell'aspetto del ciclo della vita e quindi è diventato un argomento quasi tabù.


LO CONSIGLIO? 


Assolutamente sì. Per me è stato un battesimo estremamente apprezzato e non mancherò di leggere altri libri di Murakami. Lo consiglio a chi ha voglia di fare un salto nel proprio passato e rivivere la propria giovinezza con la bella colonna sonora che offre questo libro.




Per questo libro ho girato anche una videorecensione! La trovate cliccando QUI.

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