Contest Letterario - Racconto breve a tema LA FINE DEL MONDO

Ecco finalmente la carrellata di tutti i vostri racconti! Li posterò qui sotto uno dietro l'altro senza nessun riferimento all'autore o autrice. Sarà possibile votare per il vostro racconto preferito sulla pagina Facebook, nel post dedicato a questo contest. Il vincitore o la vincitrice si aggiudicherà un libro!

Racconto 1

LA FINE DEL MONDO
E quando il mondo sarebbe finito niente sarebbe dovuto più esistere, aveva sempre pensato un uomo alto con mani molto pulite, mentre la sua sagoma attraversava incerta deserti di roccia alternati a paesaggi abbandonati.
Qualcosa, in realtà era rimasto; tavoli a tre zampe, vecchi elettrodomestici ammucchiati, divani vittime di zampate da animale casalingo, trovò anche un portafogli pieno di soldi e se lo infilò precauzionalmente in tasca; ma più camminava in quel silenzio, più osservava l’ambiente inanimato, più si convinceva di essere parte di uno statico quadro da museo.
Non c’era vento in città e su in cielo si celebrava lo sciopero delle nuvole. La prima cosa che gli era venuta d’istinto fu salvare tutto nello smartphone, poi capì, non ritrovandoselo al consueto posto, che l’unica cosa da salvare doveva essere solo lui stesso. E non dentro una cartella. 
Fermò i suoi passi a una panchina di quelle che doveva essere stato un parco e provò ad immaginare la disposizione di giostre, cestini dei rifiuti, chioschi di panini e bibite. Più in fondo si vedeva la montagna; una zona di verdi alberi che non lasciava intravedere niente, ma emanava lampanti segni di vita.
Così l'uomo, spaventato, sorrise.
Al mattino l’uomo si svegliò e la prima cosa che decise di fare fu raccontare questo sogno a familiari e colleghi di lavoro. Non riuscendo a fare colazione con la figlia maggiore le inviò un messaggio vocale tramite What’s App; per parlarne con gli amici approfittò della pausa pranzo al lavoro e condivise tutto su Facebook.
Si accorse verso sera che nessuno dei personaggi che aveva provato a coinvolgere aveva dato credito o attenzione a quello che lui aveva vissuto in sogno e considerato un racconto da condividere assolutamente, così se ne andò, deluso, a dormire.
Il mattino dopo si risvegliò con il rumore della suoneria che ridondava incessante; l’uomo cominciò a leggere i messaggi e scoprì che quella notte tutti avevano fatto lo stesso sogno. Così l’uomo, spaventato, sorrise.



Racconto 2


Era una domenica perfetta.
Finalmente dopo un anno di sacrifici l’obiettivo era lì a portata di mano. C’era il sole quella domenica. L’anno prima eravamo retrocessi all'ultima giornata per un punto ma solo un anno dopo stavamo giocando i play-off per risalire subito di categoria. Stavamo facendo una partita straordinaria noi della Torpedo, ci sarebbe bastato il pareggio ma volevamo vincere. Io volevo vincere. Sono il capitano e il centravanti da 20 gol a stagione, vado per i 34 anni e queste saranno le mie ultime stagioni: non volevo lasciare la squadra nella categoria inferiore, non dopo aver visto la salvezza sfumare in quel modo. Lo stadio di casa era pieno, ci credevamo tutti, non potevamo fallire sopratutto con 2 risultati utili su 3 perché a noi bastava il pareggio nella partita di ritorno. Avevamo pure segnato alla mezz'ora del primo tempo, ma l’Atletico ci aveva raggiunti nel secondo tempo. Non ci siamo fatti prendere dal panico però e abbiamo continuato a gestire la partita. Era troppo importante non perdere e continuavo a ripetere ai miei compagni di usare la testa e mantenere la calma.
Avevano dato il tempo del recupero: 3 minuti, avevamo fatto tutte le sostituzioni permesse, loro avevano 4 attaccanti in campo a quel punto ma avevamo tenuto bene e non avevano avuto neppure grandi occasioni da gol. Al 92’ entrò un mio compagno in area da destra, io sapevo che mi avrebbe passato la palla perché i miei compagni sanno che se entrano in area di rigore o mi passano la palla o se tirano in porta devono essere sicuri di fare gol. In caso contrario me li mangio a fine partita. L’area di rigore è roba mia: io sono il centravanti. Quando arriva la palla la controllo con il destro, me la sposto avanti e vedo con la coda dell’occhio un difensore che entra in scivolata. Sono in anticipo non può prendere la palla e infatti non la prende: prende il mio piede sinistro. Perdo l’equilibrio e vado giù.
Sento il fischio dietro di me: l’arbitro ha fermato il gioco. Mi giro, spero non mi abbia fischiato simulazione ma sta indicando il dischetto: è rigore per noi. Agito il pugno per esultare ormai la partita è nostra: batto il rigore, faccio il 2-1 e torniamo dove ci compete. Facile. Il rigore è compito mio. Metto la palla sul dischetto, cerco di isolarmi da tutto e da tutti, non sento il pubblico né le proteste dei miei avversari tanto l’arbitro non cambierà idea. Ho la possibilità di mettere il sigillo sulla nostra promozione.
Prendo la rincorsa, guardo il portiere, poi guardo la palla mentre sto ancora correndo. So come tirarlo: di piatto alla mia destra a spiazzare il portiere. Ma il portiere fa un movimento da quella parte. No, non va bene decido di cambiare all'ultimo la direzione del mio tiro: alla mia sinistra. Il pallone mi resta un po’ sotto... Perché mi sono fatto prendere dalla paura? Il tiro va alla mia destra ma è lento. Il portiere ci arriva, respinge con le mani aperte poi arriva un suo compagno che allontana. Mi si piegano le ginocchia come se di colpo non avessi più il terreno sotto i miei piedi. Vedo i miei compagni correre indietro verso la nostra porta, comincio a camminare e improvvisamente mi sembra di uscire dal mio corpo, di vedere tutta la scena come se fossi dentro una bolla. Stanno andando in contropiede, sono già oltre la nostra metà campo. Mi rendo conto che eravamo tutti qui tranne il nostro portiere. Stavano aspettando il mio gol promozione e ora stanno correndo nervosamente, non riescono a trovare le distanze giuste, un altro passaggio dei nostri avversari taglia fuori altri due nostri difensori e il loro numero 11 è davanti al nostro portiere che esce alla disperata, si butta a terra e respinge il tiro, ce l’ha fatta siamo promossi.
Solo dopo vedo l’altro nostro avversario più defilato che aveva iniziato a correre appena ho sbagliato il rigore. È lo stesso che aveva allontanato il pallone dall'area, lui che ha iniziato il contropiede ora lo chiude con un tiro neanche tanto bello o forte ma è preciso e si infila in porta. Hanno segnato loro. Hanno vinto loro. Io sono ancora nella loro metà campo mentre sento urlare il pubblico o meglio: solo i loro tifosi. I nostri sono in silenzio. Io non ho il coraggio di alzare lo sguardo. Mi viene da piangere. Ho segnato sempre i rigori quest’anno tutti e 12 che ci hanno assegnato.
Ho sbagliato il tredicesimo. Sento il triplice fischio dell’arbitro, vedo i miei compagni cadere in ginocchio o a terra: è finita, non c’è più tempo.
Abbiamo perso. Abbiamo perso per colpa mia. Il mio mondo è finito.


Racconto 3

IL GIUSTO BACKGROUND


Il vice Segretario di Stato per gli Affari Generali si accomoda sull'unica sedia integra dello studio quasi monastico di Padre Stèllari, SJ, presso la Specola Vaticana. Dietro la scrivania ingombra siede il vecchio astrofisico. Dalla parete nuda alle sue spalle, ai due lati del crocifisso, i ritratti di Secchi e di Lemaître osservano, un poco ironici.
"Ne è sicuro, Padre? La nota che ha inviato a Sua Santità ha suscitato ogni genere di commento. Solo in considerazione della di lei esemplare devozione e della chiarissima fama scientifica, il Segretario ha deciso di acconsentire a un colloquio preliminare."
Stèllari annuisce. Smanetta con la tastiera del portatile che ha davanti.
Da una piccola cassa scaturisce un lieve mormorio che, una volta regolato il volume, diventa una serie di pigolii acuti e vagamente armonici.
"Ecco qui, Eminenza. Questo è il Cosmic Microwave Background, la radiazione cosmica di fondo, il residuo energetico del Big Bang. La voce della creazione, insomma. Un programma apposito ha trasformato le frequenze a microonde captate dai radiotelescopi in frequenze sonore udibili dall'orecchio umano. O almeno, questa era la voce della radiazione di fondo fino a quattro giorni fa." 
Il gesuita digita ancora. Dalla cassa ora scaturisce un basso gemito continuo e monotono:
"Ecco, invece, il segnale da novanta ore a questa parte. Da quando mi sono accorto di questo cambiamento - e pare che io sia stato la prima persona al mondo - sono in continuo contatto con i principali scienziati del globo. E tutti confermano quanto ho scoperto. Da tutte le direzioni, a qualsiasi distanza intercettabile nel cosmo, riceviamo questo. La radiazione di fondo è cambiata all'improvviso, e non sappiamo perché, né cosa significhi."
Indica con sconforto i tomi e i tabulati sparsi sulla scrivania:
"Calcoliamo, ipotizziamo - tutti gli astrofisici, i teorici, i matematici più esperti, tutti i calcolatori più potenti - e non si viene a capo di nulla. Non esiste alcun modello, alcuna teoria che giustifichi un fenomeno del genere. Salvo..."
Il vice Segretario si sporge in avanti, incuriosito e (tra sé lo ammette) un poco ansioso: "Salvo... che cosa?"
"Ecco, Eminenza, ci sono alcune... coincidenze. Ad esempio, la sera in cui ho fatto questa... questa scoperta, c'erano almeno altri cento ricercatori in ascolto del segnale CMB, esattamente in contemporanea con me, e sovente con mezzi più potenti. Ma, voglia notare, non solo me ne sono accorto io prima di tutti, ma di tutti quelli che sono riuscito a contattare subito, nessuno aveva ancora notato nulla. Solo dopo ore il fenomeno si è fatto, per così dire accessibile a tutti. Ho i documenti ufficiali a provarlo. E poi... poi c'è l'orecchio..."
Il porporato è sempre più disorientato: "L'orecchio, Padre?"
"Sì... Vede, Eminenza, io sono un buon dilettante di musica, ma soprattutto ho quello che si chiama l'orecchio assoluto, distinguo l'altezza di un suono al primo ascolto. E ascoltando il segnale misterioso mi sono accorto subito che è un DO. Dapprima non vi ho dato importanza, ma poi ho riflettuto."
"E dunque, a quali conclusioni è giunto?"
Il gesuita si guarda quasi contrito le mani giunte sul piano della scrivania, poi con voce quasi inudibile:
"Ho pensato, Eminenza... immaginiamo che lassù... sì, che abbiano voluto mandarci un segnale, e che per comprendere appieno questo segnale occorresse contemporaneamente un uomo di fede, un astrofisico e un musicista, e italiano per di più, anche se uno spagnolo o un portoghese sarebbero serviti lo stesso. Ma il messaggio era urgentissimo, e perciò è stato trasmesso alla prima persona che casualmente assommasse tutte queste caratteristiche... e quella sera c'ero solo io..."
"Non riesco a capirla, Padre, davvero. Per me è un enigma."
Lo scienziato si fa ancor più umile e fioco:
"Enigmi. Questo è il punto, Eminenza. Come molti matematici mi diletto di enigmistica, e anche questo ha contribuito. Immagino che anche Lui, lassù, ci si diverta... Tutti quei giochi di parole, dal Petrus et super hanc petram all'ichtys dei primi cristiani, e i mistici ebrei coi loro anagrammi e permutazioni, temurah e notariqon...
Così, penso che Gli occorresse proprio un sacerdote scienziato, musicofilo, enigmista e italofono, appunto uno col giusto background (ecco, vede?) per potere apprezzare appieno il giochetto. Caro Padre, mi ha detto, la senti questa nota diffusa per tutto l'universo? Bravo, è un DO. Un DO, come la fine del monDO."




Racconto 4

BEATO CHI LEGGE
"Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!"
Apocalisse di Giovanni 1,3

Paradiso
"Oddio, guardate chi c'è! Venite tutti qui... Gesù, Giuseppe, Maria, Paolo, Francesco, altre Marie, cani gatti uccellini... Finalmente sei arrivata! Ti stavamo aspettando con impazienza!"

"Grazie, non dovevate disturbarvi...troppo gentili, davvero!"

"Come sei...splendente, ecco... Quel vestitino bianco ti sta proprio a pennello!"

"Trovi? E' la tunica d'ordinanza, me l'hanno data all'ingresso..."

"Vieni, riposati un poco, il viaggio è stato lungo e stancante... Poi ti insegneremo a suonare l'arpa"

"Grazie, ho sempre sognato di imparare a suonarla!"


Limbo

"Buongiorno, scusi, sono appena arrivata. Volevo chiederle..."

"....... ...... "

"Va bene, non importa chiedo al prossimo. Scusi, può fermarsi un istante? Volevo domandarle..."

"...... ...... "

(Vabbè, mi siedo e aspetto...qui mi sento più sola di un cane in autostrada).


Purgatorio

"Dunque, al mattino lei prende due vasetti di yogurt al bifidus attivo e alla sera venti gocce di Guttalax. Questo rotolo di carta igienica è per lei".
"Scusi, ma fino a quando?"
"Aspetti che controllo...qui c'è scritto per i prossimi 37 anni. Le auguro un felice soggiorno!"


Inferno

"E' questa l'ora di arrivare?"

"Signor Santana, per favore non mi sgridi così, è che mi si sono intrecciati i diti qui all'ingresso, non riuscivo a suonare il citofono!"

"Mi chiamo Satana! E tu farai una brutta fine se mi mancherai ancora di rispetto!"

("ma come, peggio di così?")

"Vediamo un po', che cosa hai combinato per finire quaggiù?"

"Ero povera, signor Satana...e leggevo tanti libri...".


Racconto 5

Sono le 9.
Stanno arrivando.
Li vedi in lontananza.
Loro hanno visto te.
Ti puntano.
Ti corrono incontro sgomitando e spintonandosi perché ognuno di loro deve raggiungerti prima degli altri. Non puoi scappare.
Non puoi nasconderti.
Ti guardi intorno in cerca dei tuoi compagni, sono tutti circondati, non puoi fare nulla per loro e sai che ormai è giunto anche il tuo turno di soccombere, sono arrivati a te, ne hai due attaccati alle braccia e due alle gambe che devi trascinare a ogni passo. E intorno un'orda di divoratori di pazienza che ti guardano con la bava alla bocca, perché stai considerando i quattro divoratori che hai come appendice al tuo corpo e non loro. Fai l'unica cosa che puoi fare: un bel respiro profondo e pensi che, in fondo, come ogni anno anche la fine del mondo prima o poi finirà, mancano solo 10 ore.
Questo pensiero ti dà la carica, passa la paura e puoi ascoltare le loro richieste, rigorosamente tutte insieme, perché al 24 dicembre in libreria mica puoi aspettare il tuo turno!
E si comincia:
"Mi consiglia un libro per mio nipote di 3 anni che già legge in cinque lingue diverse di cui tre morte?"
"Mi dà un libro per mio marito? Lui non legge"
"Se lo ordino oggi arriva domani?"
"Ho visto un libro di cui non ricordo nulla in un'altra libreria, era su un tavolo come questo, ce l'ha?"
"Me lo tiene da parte che torno dopo che adesso c'è fila per pagare?"
"Mi dà un libro qualsiasi da regalare? No questo no. No neanche questo. No tra i 30 libri che mi ha fatto vedere non ho visto niente che mi ispiri... Gli regalerò questa tazza, è perfetta! Doveva farmela vedere subito" 
E così, senza accorgertene, sono arrivate le 19. Ti guardi intorno, fai la conta dei superstiti, ci siamo tutti, nessuno è caduto sul campo!
La fine del mondo è finita.

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