Contest Letterario - Racconto breve a tema CLEPTOMANIA.

Ecco finalmente la carrellata di tutti i vostri racconti! Li posterò qui sotto uno dietro l'altro senza nessun riferimento all'autore o autrice. Sarà possibile votare per il vostro racconto preferito sulla pagina Facebook, nel post dedicato a questo contest. Il vincitore o la vincitrice si aggiudicherà un libro!

Racconto 1

Il primo regalo è stata una calamita a forma di pacco di spaghetti, da attaccare al frigorifero. Un pensiero carino, pensai, si è ricordata che mi piacciono le calamite, soprattutto quelle che riproducono oggetti quotidiani.
Ricambiai con un paio di caffè alla macchinetta, e iniziammo a frequentarci un po’ di più.
Dopo alcuni mesi si presentò con un portachiavi a forma di rana. Aveva un piccolo pulsante sulla testa: tenendolo premuto la rana gracidava e le si accendeva una piccola luce sulla testa. “L’ho visto e ho pensato al tuo bimbo, a lui sicuramente piacerà”, mi disse sorridendo.
L’ho ringraziata di nuovo e le ho detto che mio figlio sarebbe stato sicuramente molto felice. A Carlo, effettivamente, piacque molto, teneva il portachiavi in tasca e nei momenti meno opportuni spingeva il pulsante, stuzzicando la curiosità di chiunque fosse nei paraggi.
Nient’altro, fino a questa sera, quando all'uscita del supermercato si è avvicinata una guardia giurata e ci ha chiesto se poteva controllare le nostre borse. “Purtroppo ci sono stati molti furti in questo supermercato”. Eravamo nervose: a nessuno fa piacere che qualcuno frughi nella propria borsa. Abbiamo tentato di resistere, “È un sopruso!”. “È un comportamento perfettamente legittimo, signora.” Ho aperto la mia borsa, il tizio ha dato uno sguardo veloce e si è voltato verso Franca che ha tenuto la borsa stretta a sé, ma l’uomo ha insistito, con dolcezza “Signora mi faccia controllare la sua borsa, per favore. Ci vorrà solo un attimo”. Gli ha lanciato la borsa contro, con stizza.
Il mese scorso, mentre rientravamo dalla pausa pranzo, ci siamo fermate in una profumeria, dovevo comprare un mascara. All'uscita il metal detector ha suonato, quindi sono tornata indietro per essere sicura che l'antitaccheggio fosse stato tolto e così era.
Da quella borsa sono emersi alcuni oggetti che sarebbero dovuti passare prima sul nastro trasportatore della cassa: una scatola di cerotti, un piccolo portacandele, una confezione di tappi di plastica e un temperamatite. ________________________________________________________________________________________
Racconto 2 - Showhand

"Ma Giusy, che cos'hai  nelle tasche ...  che stai combinando? Sei tutta gonfia sotto il giaccone!" "Maura, non è come sembra, posso spiegarti tutto!" "Allunga il passo, usciamo di qui il prima possibile, ti porto a casa!" "No, che stai facendo, non tirarmi così! Sono colpevole, devo essere punita!" "Si, certo, magari un'altra volta, va bene? Ecco ci siamo... corri!!!" "E così questa è la tua camera.... guarda guarda.... tutte quelle foto e quei poster alle pareti... e CD ovunque.... doppi, tripli addirittura!" "eh, mi piace fare bei regali!" "E tazze per il tè con la sua faccia, magliette e ... mutandine con una E e una G ricamate dentro un cuore rosso.... non credo ai miei occhi... " "Ah, beh, quelle me le sono regalate per il suo compleanno... cioè intendevo dire per il mio compleanno... a volte faccio confusione..." "Ora ho capito, Giusy... ho capito tutti i tuoi strani comportamenti da quando ci siamo conosciute! Quello sgattaiolare nei negozi, quel correre in bagno, quei "giochiamo a che non ci conosciamo?" Tu sei cleptomane, Giusy!" "Eh che brutta parola, ma no dai! Sarò anche cleptomane,  ma selettiva! Per dirla tutta, io sono fieramente Clapton-mane! Ho tutto di tutto di quel che sono riuscita ad arraff... volevo dire, di tutto quello che sono riuscita a procurarmi al riguardo di Eric Patrick Clapton, l'amore della mia vita! Ho tutti i suoi album, dal 1970 ad oggi e anche di più. Vuoi vedere le foto della sua famiglia?" "No, grazie, magari un'altra volta" "Allora le foto dei concerti? Lui è bellissimo e bravissimo! Pensa solo a questo: riesce a cantare e a suonare contemporaneamente!""Ma non mi dire!" "Incredibile, vero? e sai che conosco tutte le sue canzoni a memoria? "I'll be your forever man! Forever man forever man foreveeeer man!" "Si, si canti benissimo, sei un usignolo! Ora però devo proprio tornare a casa... ah, volevo dirti: ho capito perchè Eric Clapton è il tuo idolo! Lui lo chiamano Slowhand, Manolenta, te, d'ora in poi, ti chiamerò Fasthand, Manolesta. Siete fatti l'uno per l'altra: vi completate!". "Haha, bell'amica che sei! Non sta bene ridere delle disgrazie altrui!".
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Racconto 3 - Lipogramma di un ladro involontario
Sono qui a narrarvi la mia rapida storia. Ma purtroppo non può nominarvisi proprio la colpa di cui mi si accusa, la parola con cui gli uni si provano ad additarmi al pubblico ludibrio o gli altri a farmi compatito dai buoni. Finito il mio discorso, vi apparirà subito ovvia la causa di tanta impossibilità.
Ora, io dapprincipio ignoravo la strana mania di cui fui vittima sin dalla più lontana infanzia, ossia ciò: il mio inconscio smaniava di impadronirsi di quanti più possibili articoli altrui, pur inutili o insignificanti, pur stimati di costo minimo o addirittura nullo.
La prima volta, ignaro alunno di scuola primaria, mi stupii assai più di quanto provassi onta o rimorso.
Più tardi, ormai fatto conscio di cotanto fato, mi provai ad oppormi con ogni mia forza, timoroso di trovarmi riprovato dalla folla o addirittura punito dalla giustizia.
Ma non ostanti i moltissimi sforzi – apparsi tra l'altro tutti vani – di oppormi a tanta raptatoria follia, non ostanti i dolorosi passaggi tra i labirinti giudiziari (dal banco di imputato, alla condanna, giù sino all'obbrobriosa gattabuia), a scapito di ogni cura insomma, scoprii la mia incapacità a sottrarmi a tanta possanza. Quindi il mio malanno più d'una mania m'appariva ormai un dono divino, infusomi da Colui cui sono sottoposti (con i ladri inconsci) rimatori, ornitologi, baristi, danzatrici di rivista, gatti.
Così mi abbandonai gioioso alla nuova opportunità, impratichii sotto guida inconscia occhio, mano, spirito, lasciai un impulso profondo farsi artistico vanto: rubai, sottrassi, furai ogni cosa da ogni luogo, dalla formica al brachiosauro (purtroppo solo sotto forma di ossami), dal boccino favorito di nonno Giacomo alla bisarca, dal tappo di birra alla luna Phobos – la sola, quanto a taglia, comoda a occultarsi sotto il cappotto.
Atto ultimo ma non infimo, giusto dalla pagina sotto i vostri occhi ho tolto via un minuscolo ma coattivo simbolo: appunto il quinto tra quanti formano il catalogo ordinato di simboli grafici italiani. Ciò mi impossibilita la scrittura di quanto ora mi abbisogna, ossia proprio il sostantivo giunto dalla lingua d'Acaia ad indicarci "il ladro motivato da mania ma privo di volontà dolosa". Il mio racconto non avrà titolo più acconcio.
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Racconto 4 - I gemelli
Era l'anno 1079 quando in un piccolo paese delle montagne della  Sila vennero al mondo due gemelli: un maschietto e una femminuccia.
Nel borgo le comari si erano riunite come di consueto e le chiacchiere che uscivano a getto continuo dalle loro bocche non risparmiano nessuno.
Parlavano e sparlavano di chiunque: del fornaio, del calzolaio, del bovaro, dell oste, delle relazioni clandestine che si consumavano si nascosto.
Tutti erano soggetti a commenti. La cosa divertente era che anche le comari che non c'erano venivano a loro volta criticate e viceversa. Anche gli uomini facevano la loro parte e non essendo da meno parlavano delle donne. A turno, le critiche erano per tutti.
In paese i lavori che si svolgevano erano soprattutto dedicati alla terra, qui gli uomini avevano un ruolo determinante. Le donne si occupavano dei marmocchi e della gestione della casa.
Rimaneva comunque il tempo per oziare. Tutto si svolgeva nella maniera di sempre.
In una casetta poco lontano dal borgo abitavano un uomo e la sua sposa in lieta attesa. Loro non vivevano in contatto con gli altri dovevano pensare a preparare l'ambiente per i loro bimbi, la nascita era imminente.
Quel giorno arrivò.  I vagiti percepiti in lontananza furono motivo di un nuovo argomento.
Le comari e i compari non si sarebbero più persi in chiacchiere sterili e banali. Quel giorno no, erano nati i gemelli.
Erano venuti alla luce aiutati da una levatrice che in paese non era vista di buon occhio: era forestiera. Di lei  si diceva che fosse schiva, burbera e di poche parole. Era tenuta lontana da tutti, la temevano. Qualcuno sosteneva di aver sentito dire in giro che aveva una dote singolare: le sue mani erano  magiche. Erano in pochi a crederci e i genitori dei gemelli non avevano pregiudizi. Per tutto il tempo dell'attesa invitavano giornalmente la levatrice offrendole caffè e pane caldo e per tutto il tempo che s'intrattenevano insieme, era diventato un rito farle accarezzare con quelle mani il ventre della gestante. Erano convinti che il tocco magico avrebbe fatto bene ai piccolini ed era così davvero perché la pancia danzava tutto il tempo.
Il tempo passava.
I bimbi crescevano.
Erano belli e paffutelli.
Da loro emanava un energia incontrollabile.
Dopo 12 settimane i genitori portarono i loro bimbi in Chiesa per far si che ricevessero il sacramento del battesimo.
E così, Clepto e Mania furono inseriti nella comunità amalgamandosi con gli altri bambini.
Da bambini diventarono fanciulli, da fanciulli a giovincelli, da giovincelli a uomo e donna.
Tutte le donne erano innamorate di Clepto.
Tutti gli uomini erano innamorati di  Mania.
La magia delle mani della vecchia levatrice l'avevano assorbita tutta.
Si toccavano e si riproducevano.
Presto il paese non fu più in grado di contenere così tante persone e pian piano le coppie formatesi  si allontanarono andando a proliferare altrove.
Sono passati tanti secoli da allora, la razza di Cleptomania si è  scomposta e ricomposta in altre razze. I discendenti dei puri li troviamo ai giorni nostri e sono come allora, fanno le magie inconsapevolmente.
Purtroppo le unioni miste, evolvendosi, hanno perso quella semplicità e ingenuità dei loro avi... provano ad essere magici, ma senza risultato.

Morale: se sei inconsapevole del tuo potere, sei  come i Gemelli Clepto e Mania.
Ma quando sei consapevole vieni scoperto LADRO.
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Racconto 5

Rimase seduta, come si rimane seduti quando l’unica parte del tuo corpo ad avere la forza di tirarsi su sono gli occhi. Ma era poi forza? O solo l’incapacità di liberare lui dal campo visivo?
Si concentrò sulla sigaretta in posa da attrice; consumata nei lineamenti dall'incredulità, tratteneva le lacrime per una prossima occasione. Arrivò l’ordinazione, un cocktail che aveva visto bere tante volte a lui, colse un fruscio insolito dalla tasca della giacchetta primaverile, indossata apposta.
Sentì la tasca sinistra piena, appoggiò la sigaretta ed esplorò la destra, sorprendendosi del rumore di plastica, carta sgualcita e qualcos'altro di indistinto. Erano solo due tasche, le sue, ma quando cominciò a prendere fuori le cose sbiancò. Impossibile; eppure in pochi secondi si trovò sul tavolo una distesa di souvenir: quel cd con la copertina in bianco e nero il cui titolo richiamava una canzone di Neil Young, probabilmente a lui ricordava una storia passata; un libricino di testi e accordi che lui non sapeva suonare, ma a cui dedicava commenti; una poesia, parlava di polvere che si alza, lui ne condivideva spesso con gli amici, soprattutto nelle sere estive in cui loro si trattenevano in giardino e lei ascoltava dalla finestra accostata. Il portachiavi con un simbolo ormai fuori dai tempi legato a un viaggio di cui parlava solo vagamente, la sciarpa di una squadra con attaccata una graffetta da ufficio e una dedica con autografo del calciatore che lei finse di conoscere per non farsi trovare impreparata e che, senza fortuna, aveva cercato di intuire in seguito.

Non se ne accorse mai; ciò che uscì dalle sue tasche era merce comune che, in altri contesti, in 
ambienti dove lui si muoveva sereno, diventava merce rara. Erano le sue passioni, le idee, le canzoni, i pregressi, fissazioni, convinzioni che si affievolivano, dubbi, momenti di solitudine, ritagli di gioia di cui lei aveva voluto appropriarsi perché era sicura che insediandosi nel suo mondo lo avrebbe capito meglio, lo avrebbe modellato e poi accompagnato verso quello che lei pensava lui potesse essere. Cose che adesso senza lui, come lei perdevano luce e consistenza fino al punto di stare in tasca a una giacca primaverile un giorno d’autunno. Gliele aveva staccate e rielaborate. Per averlo pensò sempre di dover essere in tutto quello che lui già aveva e senza accorgersene, ogni giorno, gli rubò qualcosa fino a ritrovarsi con le tasche piene e le mani vuote.

Guardò sedersi una coppia appena arrivata ed andò a chiedere, gentilmente come sempre, un’altra 
sigaretta.

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