Quel che resta del giorno - Kazuo Ishiguro

Quel che resta del giorno
Kazuo Ishiguro

GENERE: Romanzo

PAGINE: 276

PRIMA EDIZIONE: 1989

CITAZIONE:  "Non riuscivo a sottrarmi dalla sensazione che ciò che realmente vedevo fosse una stanchezza nei confronti della vita; quella scintilla che un tempo aveva fatto di lei una persona così vivace e a volte persino mutevole, adesso sembrava sparita. E a dire il vero, di tanto in tanto, quando non parlava, quando il suo viso era rilassato, mi sembrò di cogliere nella sua espressione qualcosa che somigliava alla tristezza."

IN A NUTSHELL: Quando il tempo di prima si scontra con il tempo di ora. Un libro rievocativo, potente, introspettivo.

VOTO: ⚫⚫⚫⚫⚪


All'irreprensibile Mr. Stevens, anziano maggiordomo inglese che ha servito per tutta la sua vita a Darlington Hall, una grande mansion nella campagna inglese, viene concessa dal suo nuovo padrone e proprietario della villa, il ricco alto-borghese americano Mr. Farraday, un'intera settimana di ferie. Tale concessione è un fatto assolutamente inedito per il maggiordomo, che non ha mai beneficiato di un singolo giorno di ferie quando era alle dipendenze del vecchio proprietario, Lord Darlington, ma non perché questi non gliele volesse concedere, quanto perché l'idea che Stevens ha sempre avuto del suo mestiere è quella di una totale dedizione al suo padrone e all'amministrazione della villa che dirigeva, attività che non conosceva pause, quindi perché avrebbe dovuto prendersene lui? Il vecchio Lord Darlington (gentiluomo moralmente discutibile soprattutto per l'influenza politica che, nella fiction, ebbe sul governo inglese durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale nelle relazioni con la Germania nazista) aveva sempre compreso l'atteggiamento di Stevens cogliendone il suo significato più profondo e, di conseguenza, lo aveva sempre rispettato.
Ma Mr. Farraday non è un anziano Lord inglese negli anni trenta, innanzitutto è americano e non inglese, cosa che gli impedisce di comprendere a fondo l'universo di valori di Stevens, secondariamente è un uomo moderno, un uomo di un'epoca in cui i rapporti tra datore di lavoro e dipendente cominciano a strutturarsi in maniera diversa e trova quindi inconcepibile che il maggiordomo non abbia mai avuto il desiderio di prendersi un po' di tempo per sé ed insiste quindi perché questi faccia un viaggio, offrendosi addirittura di prestargli la propria macchina. Stevens, sulle prime interdetto, decide alla fine di intraprendere un lungo viaggio in auto verso la Cornovaglia, con la scusa andare a trovare Miss Kenton, la governante facente parte della sua squadra quando entrambi lavoravano alle dipendenze di Lord Darlington. Stevens aveva mantenuto negli anni una sorta di corrispondenza con Miss Kenton e fin dal primo momento in cui viene nominata, si comprende che il rapporto tra i due è tutt'altro che chiaro.

Stevens ha vissuto l'intera sua esistenza seguendo un unico, aureo, ideale: essere all'altezza dei nobili cui prestava servizio attenendosi alla tradizione atavica della professione di maggiordomo che difendeva, a dispetto dell'avanzare dei tempi e dell'evolversi dei rapporti.
Egli riteneva di doversi sempre tenere un passo indietro rispetto al proprio datore di lavoro, il cui operato o le cui scelte di vita non andavano mai discusse nel merito, tutto ciò di cui constava la sua professione era svolgere un servizio impeccabile, anticipare i desideri e le necessità del proprio datore di lavoro e svolgere ogni mansione nel più alto decoro e dignità possibili senza far interferire le proprie opinioni personali con il lavoro.
Ma il lungo viaggio in macchina diviene la scusa per ripensare a quella vita vissuta come obbediente soldato non pensante, e tornano alla memoria episodi dimenticati e ricordi dolorosi, sia personali sia legati alla vita di Lord Darlington.
Si rende conto di non essere mai stato autentico, di non aver mai detto ciò che pensava, di non aver mai agito istintivamente, ma solo in maniera controllata, impersonando un ruolo studiato nei minimi dettagli, obbedendo a un senso del dovere astratto, che non gli permetteva di essere stesso.
E ora, vissuta una buona parte della sua vita, cosa resta del giorno?

Il libro è scritto in prima persona, l'io narrativo è quello di Mr. Stevens, ed interamente costruito attraverso l'artificio del flash back: il presente della narrazione è il viaggio in auto di Stevens che scorre parallelamente al fiume di ricordi che ci aiutano a ricostruire l'intera vita del maggiordomo e di tutti coloro che gli sono orbitati intorno.
La scrittura è pulita, leggera, quasi lirica, come leggera e invisibile vuole essere la figura stessa del maggiordomo nello svolgimento delle mansioni quotidiane.

E' un libro che ho amato molto (ne hanno anche tratto un bellissimo film con Emma Thompson - nel ruolo di Miss Kenton - ed Anthony Hopkins, protagonista assoluto nel ruolo di Mr. Stevens) perché sebbene non ne abbia la pretesa, alla fine non racconta solo una bella storia. Sotto sotto è un lungo viaggio anche attraverso noi stessi. La domanda cruciale che si fa Stevens, attorno alla quale ruota tutto il senso del romanzo, è una domanda che potremmo porre anche a noi stessi.
Dopo tutto il lavoro, gli impegni, i servizi, le riunioni, le faccende...cosa resta del giorno?

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